Neanche il tempo di presentare ufficialmente la nuova legge anti-rave che il governo Meloni ha già deciso di cambiare rotta. Correggendo quando partorito soltanto poche ore prima. A mettersi di traverso rispetto al testo rivendicato con orgoglio dalla premier è stato infatti Silvio Berlusconi, che ha chiesto una riduzione delle pene previste nella norma, giudicate eccessive e spropozonate. Altri due gli aspetti sui quali la maggioranza si è trovata divisa, di natura più tecnica: la genericità della legge con cui si stabilisce “l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati” e il tema delle intercettazioni, ossia la possiblità di ascoltare organizzatori e partecipanti anche di feste allargate. (Continua a leggere dopo la foto)
Come spiegato dalla Stampa, proprio sulle intercettazioni c’è stata l’opposizione anche di una parte di Fratelli d’Italia, per nulla convinta della bontà della decisione. E così nonostante le parole molto nette di Meloni, che aveva rivendicato la norma dicendosi “fiera” del testo così com’era, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi toccherà fare un passo indietro: dopo neanche 48 ore, la legge sarà corretta. (Continua a leggere dopo la foto)
È stato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a far capire che ci saranno probabilmente le modifiche: “La norma tutela i beni giuridici dell’incolumità e della salute pubblica quando sono esposti a un pericolo, ma non incide sui diritti di libera espressione del pensiero e della libera riunione. La sua formulazione è sottoposta al vaglio del Parlamento che può approvarla o modificarla”. Il segnale che qualcosa andrà cambiato. (Continua a leggere dopo la foto)
Le modifiche serviranno anche a scongiurare eventuali imbarazzi dello stesso Nordio, che nel ricevere l’incarico di ministro aveva parlato di una “depenalizzazione” per alcuni reati e si era sempre detto contrario all’abuso dello strumento delle intercettazioni. Pene inferiori e nessuna possibilità di invadere la privacy dei cittadini, dunque, saranno le due direzioni in cui si muoveranno gli emendamenti al testo.
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