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Il bando di Arcuri per gli infermieri? Turni massacranti e stipendio al minimo sindacale

Pubblicato il 03/03/2021 11:20

Bandi presentati in pompa magna, con la promessa di rapide assunzioni per rafforzare un sistema sanitario italiano costretto a fare i conti con il terribile Covid-19. E che però si sono rivelati nient’altro che l’ennesimo flop dell’ormai ex commissario Domenico Arcuri, l’uomo incaricato dal Conte bis di gestire la pandemia e capace soltanto di collezionare, nei mesi, errori su errori. Tra questi, anche il bando da 534 milioni di euro per reclutare, attraverso le Agenzie per il lavoro, 12 mila infermieri e 3 mila medici da destinare alla campagna vaccinale anti-coronavirus. A tre mesi dalla pubblicazione, ecco emergere le testimonianze di chi a quegli annunci aveva creduto, salvo poi scontrarsi con una realtà ben diversa da quella descritta da Arcuri.

Il Fatto Quotidiano ha infatti pubblicato i racconti di chi si è fatto avanti. Come Andrea, infermiere di Padova, che oggi spiega: “Il contratto prevedeva 36 ore settimanali su turni, con disponibilità anche per le fasce serali e nel fine settimana. Ne avevo proposte 20: mi hanno detto che non sarei stato chiamato. Lo stipendio? Il bando parlava di 3 mila euro, avevo ipotizzato 1.900 euro netti, invece sono poco più di 1.200”. In totale, quasi tre mesi dopo la pubblicazione del bando si sono candidate 28 mila persone. Di queste, però, soltanto 5 mila sono infermieri e, di fronte alle condizioni proposte, in tanti hanno preferito rinunciare.

I contratti sottoscritti sono 1.750, mentre altri mille lavoratori devono completare le visite mediche o stanno ancora perfezionando la procedura di selezione. Secondo la struttura del commissario questi numeri sono in linea con il fabbisogno espresso finora dalle Regioni, ma la sproporzione è evidente: gli infermieri assunti sono solo 540, i medici più del doppio. Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato Nursind, ha parlato di “chiaro fallimento, finora sono stati gli infermieri del Servizio sanitario nazionale a compensare le carenze”.

Tutta colpa di un bando, firmato dal solito Arcuri, ingannevole. Chi lo ha letto, ha visto sotto i suoi occhi la cifra di 3.077 euro, interpretandola come lo stipendio lordo che avrebbe percepito. E invece si trattava del costo del lavoro aziendale: “Uno specchietto per le allodole, perché poi bisogna sottrarre gli oneri a carico dell’ente che pesano circa per il 36 per cento. Per questo scendiamo sotto i 2 mila euro lordi”. Si arriva così a un compenso di 1.300 euro, il minimo tabellare previsto dal contratto collettivo della sanità per gli infermieri, il tutto per 36 ore settimanali, sei giorni su sette, con turni anche di notte. Altro problema è poi il basso numero di infermieri disponibili in Italia: appena 30 mila, ricercatissimi dall’inizio della pandemia. Alla fine, Regioni e aziende sanitarie si sono organizzate in autonomia, con bandi per reclutare liberi professionisti attraverso contratti diretti e incentivi al lavoro straordinario per gli infermieri del Servizio sanitario nazionale. Un altro capolavoro del commissario dei commissari.

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