Proseguono le proteste rabbiose dei tassisti a Roma. Esplosioni di petardi in via del Corso hanno caratterizzato un pomeriggio di tensioni, centinaia di tassisti stanno ancora protestando contro la liberalizzazione del loro settore prevista dal Ddl concorrenza. Al grido di “Siamo noi, siamo noi, i tassisti dell’Italia siamo noi”, i manifestanti, provenienti da tutta Italia, hanno occupato il tratto del centro più vicino alla sede del Governo. I manifestanti promettono un sit-in e una protesta che durerà a lungo. «Continueremo fino a quando non ascolteranno le nostre richieste», dicono a brevissima distanza da Palazzo Chigi.
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Roma, prosegue la protesta dei tassisti: Palazzo Chigi blindato, petardi e fumogeni. Polizia schierata #taxi #tassisti #localteam pic.twitter.com/QjzkttoBHm
— Local Team (@localteamtv) July 13, 2022
La protesta dei tassisti si espande in Italia
Davide Bologna, uno dei tassisti storici della Capitale, ha dichiarato: «Protestiamo contro questo sopruso da parte del Governo, che deve stralciare l’articolo 10. Vogliono dare il nostro lavoro alle multinazionali. Lotteremo fino all’ultimo per il futuro dei nostri ragazzi e delle nostre famiglie. Ci sono giovani che hanno firmato mutui per anni e anni». Completamente blindato un tratto di via del Corso, contornato dalle transenne e dalle camionette della polizia. La Galleria Alberto Sordi è stata chiusa e il traffico è stato deviato. Manifestazione anche a Torino con oltre duecento tassisti che occupano con le loro auto l’intera piazza Vittorio Veneto. A Milano i taxi sono in assemblea ed effettuano solo corse “sociali”, ovvero verso ospedali o per persone con problemi fisici.
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Il Ddl Concorrenza
La causa della rabbiosa protesta dei tassisti è il Ddl Concorrenza, che in seconda lettura dopo le modifiche apportate al Senato, prosegue il suo iter alla Camera. Il nodo più intricato riguarda proprio la questione taxi. In Commissione Attività produttive si procede all’esame dei circa 400 emendamenti presentati. Fonti parlamentari rivelano l’obiettivo della maggioranza, ovvero quello di chiudere le votazioni entro la fine della prossima settimana, con l’approdo del testo in Aula che potrebbe avvenire nella terza settimana di luglio. Il Leader di Italexit, Gianluigi Paragone, si è schierato pubblicamente dalla parte dei tassisti in rivolta, sottolineando come la tutela del lavoro sia uno degli obbiettivi cardine del suo Partito.
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L’inchiesta Uber Files
Anche la recente inchiesta Uber Files ha fatto la sua parte nel contribuire ad alimentare la rabbia dei lavoratori. “Ha incendiato le piazze italiane, provocando il fermo spontaneo pressoché totale degli esasperati operatori del servizio taxi”. È quanto dichiarano in una nota le organizzazioni sindacali del comparto. “Nonostante i ripetuti tentativi di dialogo il governo sordo e cieco anche davanti a numerosi scandali, e al malaffare emersi in questi giorni, continua imperterrito dopo aver ricevuto a palazzo Chigi i vertici di Uber, a voler proseguire sulla strada intrapresa, relativa all’esercizio di una delega che di fatto è in bianco, alimentando sospetti e lasciando perplessi tutti i sindacati e la totalità degli operatori”, si legge. “Non sgombrano poi il campo da ulteriori dubbi neanche alcune dichiarazioni su quanto avvenuto in passato, rilasciate dal senatore Matteo Renzi, leader di Italia Viva e dall’ex senatrice Linda Lanzilotta, al Fatto Quotidiano, dopo la pubblicazione dell’inchiesta Uber files”, prosegue la nota.
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