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I ricercatori ne sono convinti: “I lockdown in questa fase sono inutili”

Pubblicato il 16/03/2021 12:28

In questa fase della pandemia, il ricorso ai lockdown è inutile. Anzi, dannoso. A dirlo ora sono anche gli esperti, che hanno iniziato da settimane a puntare il dito contro le scelte dei governi, a partire da quello italiano, di rinchiudere in casa i cittadini come unica soluzione possibile alla crisi. Un coro di voci al quale si è aggiunta in queste ore quella di Philippe Lemoine, analista del Center for the Study of Partisanship and Ideology (Cspi) e ricercatore di fama internazionale, che alle pagine del Wall Street Journal ha mostrato dati che mostrano come i benefici di misure così rigorose siano inferiori ai costi dell’averle messe in atto.

Un anno fa, secondo il ricercatore, le cose non stavano così e le serrate erano più comprensibili. Oggi, però, la situazione è cambiata. Lemoine ha spiegato che nel frattempo abbiamo “abbiamo imparato che il virus non si diffonde esponenzialmente a lungo, anche senza restrizioni”. L’epidemia, dati alla mano, recede molto prima che sia raggiunta la cosiddetta immunità di gregge, ovvero la copertura immunitaria di una larga fetta della popolazione (mediamente tra il 70 e il 90%). Tra le cause, secondo il ricercatore, ci sarebbe anche un fattore sociale, ovvero la paura insita nella popolazione che cresceva col crescere delle ospedalizzazioni (e dei morti), cambiandone le abitudini.

Oggi, di conseguenza, indossiamo le mascherine con attenzione e stiamo più attenti all’igiene personale, evitando assembramenti quando non ci sono condizioni di sicurezza. Tuttavia, “fino a quando un numero sufficiente di persone non avrà acquisito l’immunità attraverso l’infezione naturale o la vaccinazione, questo effetto è solo temporaneo e alla fine l’incidenza ricomincia a crescere perché la popolazione torna a un comportamento più regolare”. Lockdown e restrizioni, quindi, sono ormai uno strumento “spuntato”, inefficace. La strategia, criticata dai difensori delle chiusure, della Svezia, meno rigorosa nell’imporre obblighi, secondo Lemoine è stata più utile di quella della maggior parte dei Paesi occidentali.

Secondo il ricercatore, quindi, i blocchi sono ormai inutili, visto che la popolazione ha modificato le proprie abitudini di vita anche in assenza di restrizioni rigorose. Anzi, dannosi, a causa della tendenza a guardare ai risultati immediati sul fronte sanitario e non agli effetti sulla popolazione. Si ignorano ancora, per esempio, i danni alla socializzazione di bambini e ragazzi, lo stop ad attività che determinano il benessere fisico e mentale dei cittadini, i disastri economici per chi è costretto ad abbassare le saracinesche della propria impresa. Nessuno, secondo Lemoine, “ha mai pubblicato un’analisit costi-benefici in grado di giustificare i costi della politica di chiusure”. Eppure i governi continuano ad adottarla.

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