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“Lo hanno sempre saputo: ecco le prove”. Green pass e obblighi inutili: le carte che inchiodano Pfizer e governo

Pubblicato il 08/04/2023 09:45 - Aggiornato il 08/04/2023 10:35
Green Pass Pfizer

È un lavoro lungo, lento e per certi aspetti doloroso. Ma sta dando i suoi frutti. È il lavoro per l’affermazione della verità. Non della scoperta, perché quella ormai è abbastanza palese. Di giorno in giorno, infatti, emergono nuove prove, nuove scoperte, nuovi dettagli sulla grande bugia che hanno costruito su Covid e vaccini, e di conseguenza su lockdown, mascherine, restrizioni e Green pass. Ecco, è proprio sul Green pass che torniamo a concentrarci oggi, perché dalle nuove prove che sono emerse, Pfizer già da aprile 2021 era a conoscenza del fatto che quella misura era inutile perché sapevano benissimo che il loro vaccino non impediva la trasmissione. Anzi. Il lasciapassare sanitario “non poteva dare alcuna garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose”, esattamente il contrario di quanto promise Mario Draghi il 22 luglio 2021 estendendo l’obbligo. Ma c’è molto di più. (Continua a leggere dopo la foto)
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Non solo il Green pass. Anche l’obbligo vaccinale per medici e infermieri si sapeva già fosse altrettanto inadeguato a proteggere gli ospedali dalla diffusione del virus. Ma allora perché Pfizer si rifiutò di comunicare queste evidenze in suo possesso con tempestività e trasparenza? È facile intuirlo. Per questo si è deciso di insabbiare tutto. Grazie all’obbligo le aziende di vaccini avrebbero potuto aumentare ancora di più la loro mole di guadagni; col silenzio delle stesse sull’inutilità di Green pass e obblighi, i governi avrebbero potuto giustificare le loro misure. Come riporta La Verità, ad accertare che Pfizer avesse riscontrato precocemente i limiti dei suoi preparati anti Covid è stato Peter Doshi, ricercatore americano noto per le sue rigorose analisi sugli effetti avversi. Cosa ha scoperto? (Continua a leggere dopo la foto)
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Green Pass Pfizer

Lo scienziato Peter Doshi ha messo mano alle carte in mano all’agenzia regolatoria canadese. Ed è lì che ha trovato prove che, almeno da aprile 2021, a Pfizer era noto il repentino calo dell’efficacia dei propri “vaccini”, ma evitò di rendere pubblici quei dati. Anzi, rilasciava comunicati trionfalistici sull’efficacia. Spingendo e giustificando le misure che in quel periodo i governi, Italia in testa, stavano varando. Proprio a inizio aprile 2021, infatti, il governo Draghi licenziò il decreto sull’obbligo vaccinale per il personale sanitario. Tra gli obiettivi del provvedimento, c’era quello di “prevenire l’infezione“. Infezione che, come sappiamo bene oggi riguardando i dati di questi ultimi due anni, ha dilagato proprio tra i vaccinati. Altro che Green pass. (Continua a leggere dopo la foto)
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Big Pharma, governi e enti di vigilanza sui farmaci

Tutto questo fa ancora più arrabbiare se si pensa a quanto sostenuto da Pfizer nell’audizione di Janine Small al Parlamento Ue, a ottobre 2022, sul fatto che nemmeno erano mai stati eseguiti dei test sulla capacità dei preparati di neutralizzare il virus. Pfizer, però, essendo un’azienda privata ha curato i suoi interessi. Dubbia moralità, certo. Ma si sa com’è Big Pharma. Il problema vero qui, oltre a quello che hanno fatto i governi, sono stati gli enti preposti alla vigilanza sui farmaci che hanno fatto il gioco dei produttori. Dalla Food and drug administration Usa all’Ema fino all’Aifa. E su quanto fatto dall’Aifa ci sono le inchieste di “Fuori dal Coro”, con i documenti interni, a confermare lo scandalo. Ci si augura che sempre più persone prendano consapevolezza sulla violenza a cui sono sottostate.

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