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Il governo sfrutta l’aumento dei contagi per nascondere la sua incapacità

Pubblicato il 18/08/2020 15:19

Inizialmente l’Italia, la politica, i cittadini e le parti sociali sono stati compatti nell’affrontare un’emergeza sanitaria senza precedenti e di cui non si conosceva nulla. Adesso, a distanza di mesi, però, almeno dalla classe dirigente e da chi è al governo del Paese ci si aspetterebbe un po’ più di raziocinio e di preparazione. E invece si continua a navigare a vista, con decreti pasticciati e ordinanze scritte coi piedi che quando va bene risultano grottesche, e quando va male fanno ancora più danni della pandemia. Con la scuola non si sa cosa fare, con il lavoro non ne parliamo. Le bollette continuano ad arrivare, mentre le discoteche sono prima aperte e poi chiuse. Insomma, è chiaro che manchi a chi è al timone una visione precisa sul da farsi. E da questo deriva – come analizza Chiara Saraceno su Repubblica – che il Paese sia impreparato a convivere con il Covid 19. Perché di questo, purtroppo, si tratta: conviverci.

Come osserva Saraceno, il governo dovrebbe mettere in campo “provvedimenti non emergenziali, ma che facilitino i cambiamenti – di comportamenti, di organizzazione – necessari per poter lavorare, studiare, avere una vita di relazione in condizioni di ragionevole sicurezza. Era prevedibile che l’apertura delle frontiere avrebbe aumentato i rischi di diffusione del contagio, ma ancora oggi il sistema di controllo e somministrazione dei tamponi a chi arriva appare impreparato, colto di sorpresa sia sul piano normativo sia nella disponibilità effettiva del servizio”.

Analogamente “era prevedibile che l’apertura delle discoteche, il “liberi tutti” negli spazi di aggregazione, le diverse autonome decisioni delle regioni su questo, come su altri temi, il diverso modo con cui sono stati regolati gli eventi culturali (molto più restrittivamente) rispetto a quelli ludici, avrebbe dato un messaggio di scarsa chiarezza e superficialità, generando sfiducia e insofferenza verso le restrizioni, senza davvero facilitare una riorganizzazione del settore Ludico e del divertimento”. Ma a rappresentare il punto emblematico di questa improvvisazione di chi governa è la gestione della scuola.

Come osserva ancora Chiara Saraceno: “La scuola è il concentrato di questa impreparazione e superficialità nell’affrontare i problemi, unita a quello che sembra quasi un’opera di sistematico scoraggiamento di chi si adopera per trovare soluzioni. Hanno ragione i presidi a lamentare il ritardo con cui arriveranno i banchi monoposto, visto che il bando è stato espletato solo in agosto, a oltre cinque mesi dalla chiusura delle scuole. Hanno ragione ad essere sconcertati dell’apparente voltafaccia del comitato tecnico scientifico che, dopo aver discettato di metri statici e dinamici e di “rime bùccali”, è arrivato a sostenere che si può scendere sotto il metro, purché con mascherina e finestre aperte, oltre tutto senza differenziare per età. E senza che il governo e il parlamento abbiano ancora trovato il tempo di chiarire se e chi ha responsabilità penale in caso di contagio”.

Tutto sta avvenendo a macchia di leopardo. E la Azzolina? “Là dove non si sono (ancora) trovate soluzioni, peggio per gli studenti (e le loro famiglie), la ministra se ne lava le mani scaricando la responsabilità solo sul livello locale. Come se non fosse la garante ultima del diritto all’istruzione. L’incertezza sulla ripresa non è dovuta solo alla ripresa del contagio che si sarebbe dovuto e potuto controllare meglio. Anzi c’è il rischio che si utilizzi questo per nascondere l’impreparazione”.

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