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Gli orrori della clinica per baby trans. Stop a Londra, ma operazioni e farmaci continuano in Italia. Ecco dove

Pubblicato il 30/07/2022 17:20

Il servizio sanitario nazionale inglese (Nhs) ha deciso di chiudere la clinica per l’identità di genere presso la Tavistock & Portman Nhs Foundation. Si tratta di una struttura che Keira Bell – colei che ha formulato la denuncia che poi ha scatenato le relative indagini e la conseguente chiusura – conosce molto bene. Come tanti, troppi, altri minorenni, Keira si è rivolta agli specialisti del Gender identity development service (Gids), che opera all’interno del Tavistock Centre. Da lì parte il suo personale calvario attraverso un viaggio fatto di confusione e superficialità nella gestione di una questione tanto delicata.
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Come raccontato da La Verità, Keira non aveva altra scelta: il Tavistock era e sarà ancora per qualche mese l’unico centro del Regno Unito ad occuparsi dei bambini e ragazzi intenzionati a cambiare sesso. Keira, che ora ha 25 anni, è arrivata lì giovanissima. Aveva molti dubbi sulla sua identità e sembrava intenzionata a voler diventare un maschio. Gli specialisti della Tavistock, senza perdere troppo tempo, la indirizzarono proprio su quella strada, il cambio di sesso. A 16 anni la Bell iniziò ad assumere testosterone e a 20 subì la mastectomia. A 23 anni, però, si rese conto di aver commesso un tragico errore, complice anche la mancanza di un supporto professionale che, probabilmente, avrebbe potuto indirizzare meglio la giovane di fronte ad un percorso tanto complesso e delicato. Così, Keira decise di fare causa alla Tavistock.
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Alla fine del 2020, Keira Bell ha ottenuto in parte ragione. Proprio a partire dal suo caso, infatti, una corte britannica ha stabilito che i minori di 16 anni con disforia di genere non possano dare pieno consenso al trattamento con bloccanti della pubertà (farmaci che in Italia sono a carico dello Stato dal 2019). Inoltre, fino ai 18 anni ogni intervento dev’essere prima autorizzato da medici specializzati a seguito di accurati esami. Non una rivoluzione ma comunque un piccolo passo avanti. Quella prima vittoria, infatti, ha probabilmente impedito che molti minorenni venissero spinti verso la transizione di genere da “esperti” frettolosi e ideologizzati. Una vera e propria svolta si è invece ottenuta soltanto adesso, con l’annuncio della chiusura della clinica per l’identità di genere. «Molti bambini saranno salvati dal percorrere il sentiero che ho percorso io», ha detto Keira alla Bbc. «Ho attraversato un sacco di angoscia da adolescente. In realtà avevo solo bisogno di supporto per la salute mentale e di terapia da tutto quello che ho passato. Ci deve essere prima di tutto un supporto per la salute mentale».
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Dopo l’iter giuridico, questo è proprio ciò che il sistema sanitario inglese intende offrire ai giovani pazienti d’ora in avanti. Parlando con il Guardian, una fonte dell’Nhs ha spiegato che «l’obiettivo è chiudere la clinica Tavistock entro la primavera del 2023, passando al nuovo modello di fornitore attraverso ospedali pediatrici specializzati. I bambini visti dal Tavistock (e quelli in lista d’attesa) saranno trasferiti a un nuovo fornitore nel corso di quel periodo». Tramite una dichiarazione ufficiale, il servizio sanitario inglese ha spiegato che «intende costruire un servizio più resiliente ampliando la fornitura e istituire due servizi guidati da ospedali pediatrici specializzati a Londra e nel Nord-ovest dell’Inghilterra». Dunque, la clinica Tavistock non sarà più l’unico fornitore di trattamenti. Al suo posto saranno istituiti sette/otto altri servizi, che avranno il compito di seguire al meglio possibile i ragazzini e le ragazzine, possibilmente evitando la somministrazione di massa di bloccanti per la pubertà.
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Riferendosi proprio a questo tipo di trattamenti, uno dei capi del Tavistock & Portman Nhs foundation trust, Marcus Evans, dopo aver dato le proprie dimissioni li descrisse come «Trattamenti che hanno conseguenze di vasta portata sconosciute e che, senza una sufficiente esplorazione dei sentimenti e delle motivazioni del bambino, possono avere effetti devastanti sulla sua vita, la sua identità e il suo sviluppo». Parlando poi della situazione legata alla vicenda, Evans scrisse che: «C’è pressione da parte del bambino che si trova in stato di angoscia. C’è pressione da parte della famiglia e degli amici, c’è pressione da parte delle lobby protrans. E tutto questo mette sotto pressione il medico, che vorrebbe aiutare il paziente a risolvere il suo stato d’angoscia fornendo una soluzione rapida». Ai report e alle dichiarazioni provenienti dall’interno si sono aggiunte, nel corso degli anni, numerose inchieste giornalistiche. Poi è arrivata la causa sollevata da Keira Bell. E adesso la sacrosanta decisione di chiudere il Gids. Per i fanatici arcobaleno è un brutto colpo, per la salute dei minorenni, invece, è una grande conquista. Ma in Italia, come al solito, le cose vanno molto diversamente.
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Sempre secondo quanto riportato da La Verità, in Italia, una delle principali strutture che si occupano di seguire i minori intenzionati a cambiare sesso è il Saifip di Roma, ovvero il Servizio adeguamento tra identità fisica e identità psichica, operante all’interno dell’Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini. Il Saifip applica i medesimi protocolli della struttura londinese in chiusura. Inoltre, gli esperti della struttura non sembrano esattamente super partes, esattamente come per la controparte inglese. Sui social, infatti, sembrano agire come veri e propri attivisti Lgbt. L’area del Saifip che si occupa di minori con varianza di genere e disforia di genere è nata nel 2005 e, come si legge sul sito ufficiale del servizio, «è stata determinante nella strutturazione del servizio per i minori la presenza, per diversi anni come supervisore clinico dell’equipe, di Domenico Di Ceglie, che ha fondato e diretto per anni il Gender Identity Development Service presso la Tavistock and Portman Clinic di Londra, uno dei più importanti centri a livello internazionale sulla varianza di genere in età evolutiva». Chiaro? L’uomo che ha fondato e diretto il Gids, ovvero la struttura che il servizio sanitario inglese intende chiudere, è stato determinante nella creazione di un servizio analogo presso il Saifip di Roma. Chissà se qualcuno prenderà provvedimenti per tutelare la salute dei minori anche da noi…

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