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Glielo amputarono per errore, ma il medico non andrà a processo: una storia assurda

Pubblicato il 10/03/2023 12:55 - Aggiornato il 10/03/2023 14:53

Una storia che ha fatto il giro dei social, scatenando rabbia e indignazione. L’ennesima che ha come protagonista una struttura ospedaliera italiana e un errore, avvenuto in sala operatoria, per il quale nessuno sarà chiamato a rispondere. Come raccontato dal Messaggero, tutto è successo quando a un uomo di 69 anni è stato diagnosticato un tumore: spaventato dalla terribile diagnosi, il signore si è sottoposto a un’operazione per l’amputazione del pene ad Arezzo, come consigliato dal medico. Peccato però che nelle settimane successive si sarebbe scoperto che, in realtà, della malattia non c’era mai stata traccia. Una clamorosa svista per la quale, però, il medico che ha eseguto l’intervento non andrà a processo. (Continua a leggere dopo la foto)
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La clamorosa decisione è stata presa il 9 marzo dal Tribunale di Arezzo: per il giudice non ci sarebbero infatti gli estremi per procedere a causa della “tardività della querela“. La vicenda risale al 2018 e il reato ipotizzato per il medico era quello di lesioni gravissime. (Continua a leggere dopo la foto)

Come ricostruito dal Messaggero, il 13 novembre 2018 un urologo aveva eseguito all’ospedale San Donato di Arezzo l’operazione chirurgica demolitiva sul paziente, che era stato precedentemente visitato in ottobre. Il tutto per “una patologia tumorale al pene” che sarebbe stata poi smentita dagli esami istologici, “tardivi” secondo i legali del paziente. (Continua a leggere dopo la foto)

La causa è ancora aperta sul fronte civile, con il paziente che ha chiesto 400 mila euro come risarcimento danni. La prossima udienza è prevista a settembre. L’avvocato che lo assiste, Gianmarco Bianchi, ha spiegato a La Nazione: “Chiederemo giustizia per l’invalidità permanente del nostro assistito, per quella temporanea del post operazione e per il danno morale, non ancora quantificato: la perizia psichiatrica che porteremo dimostra un forte stato depressivo del nostro assistito”.

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