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Gas, schiaffo in faccia all’Italia. Draghi umiliato dai partner europei: “Dovete vedervela da soli”

Pubblicato il 09/09/2022 10:19

Mario Draghi e l’Italia hanno ricevuto un altro schiaffo in faccia da parte dell’Europa. Mentre ci si domanda sempre più che senso abbia stare dentro questa Ue, e mentre si fa la conta dei danni che stanno facendo all’Italia le sanzioni alla Russia (che si sono trasformate – come era prevedibile – in sanzioni all’Italia), Italexit cresce sempre più nei sondaggi, segno che sempre più cittadini si stanno rendendo conto, di giorno in giorno, quale gabbia sia per noi l’Europa. Più una remissione che un guadagno. Draghi e il suo governo puntavano a portare a casa come risultato il tetto al prezzo del gas, ma hanno raccolto un altro 2 di picche. Il tetto, intanto, “slitta a ottobre”. Ossia al prossimo Consiglio europeo informale che si terrà il 6 del prossimo mese a Praga. La sintesi? Non c’è ancora accordo tra i 27. (Continua a leggere dopo la foto)

Come spiega Repubblica, “in particolare i paesi del nord, a cominciare da Olanda e Danimarca, ancora non sono convinti della soluzione proposta nei mesi scorsi dal presidente del consiglio italiano, Mario Draghi”. Anche la Germania, nei giorni scorsi positiva su questo punto, adesso appare titubante. “Il governo di Berlino, del resto, negli ultimi mesi è sempre apparso altalenante nelle sue decisioni. La Francia è disinteressata. Così come la Spagna e il Portogallo. Con l’Italia (che comunque considera fondamentale infrangere intanto il tabù del ‘price cap’), invece, si sono schierati Grecia, Belgio, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Lussemburgo”. (Continua a leggere dopo la foto)

Intanto lo scontro sul tetto al prezzo del gas si sta ulteriormente allargando. Scrive Repubblica certificando il fallimento di Draghi: “L’Italia, infatti, insiste affinché si ponga il limite rispetto a tutto il metano e non solo a quello russo. Idea che ancora di più non piace a Olanda, Ungheria e balcanici. Eppure — sebbene sarebbe un segnale ai mercati — fissare un prezzo massimo solo alle forniture di Mosca potrebbe rivelarsi inutile. Come noto la Russia ha sospeso quasi del tutto l vendite all’Europa, quindi si metterebbe un “cap” a nulla. Una posizione che divide i paesi del sud i quali per collocazione geografica hanno la possibilità di diversificare le forniture come sta facendo l’Italia con l’Algeria e l’Azerbaijan”. (Continua a leggere dopo la foto)

Oggi dunque al Consiglio dei ministri dell’Energia convocato a Bruxelles si farà solo un giro di valutazioni sul ‘price cap’ di Draghi per poi rimandare il tutto. Però saranno valutate le altre misure su cui si è registrata un’intesa di massima. In particolare, il piano per la riduzione dei consumi di elettricità, anche se potrebbe non essere obbligatorio il “taglio”; l’introduzione di un tetto ai ricavi – la tassa sugli extraprofitti – dei produttori di energia elettrica inframarginali, ossia i produttori da fonti più verdi che stanno realizzando entrate inaspettate per effetto di prezzi più alti trascinati da quello del gas, ma con una percentuale ancora da definire; e il sostegno alla liquidità delle imprese energetiche fossili tramite l’allargamento degli aiuti di Stato”.

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