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“Non sono stati protetti”. Attentato ad Attanasio, c’è un primo indagato: chi è

Pubblicato il 10/06/2021 09:57

Svolta nelle indagini sull’omicidio dell’ambasciatore italiano Attanasio e del carabinieri di scorta Iacovacci. Un funzionario del Programma alimentare mondiale (Pam) dell’Onu è il primo indagato nell’indagine della Procura di Roma relativa alla loro morte avvenuta durante un attentato in Congo il 22 febbraio scorso. Il funzionario è accusato di “omesse cautele” in relazione all’omicidio dei due italiani. Il cittadino congolese era il responsabile della sicurezza del convoglio sul quale viaggiavano Attanasio e Iacovacci. L’iscrizione, effettuata dal procuratore Michele Prestipino e del sostituto Sergio Colaiocco, è avvenuta dopo l’audizione del funzionario. (Continua a leggere dopo la foto)

Secondo quanto ricostruito da inquirenti e investigatori del Ros, Attanasio e Iacovacci finirono in un’imboscata da parte di un gruppo armato. Lo ricordiamo tutti: sei uomini, armati di kalashnikov e machete, li prelevarono dalla jeep per portarli nella boscaglia quando furono intercettati da un gruppo di ranger. Di lì partì una sparatoria, nella quale il carabiniere Iacovacci cercò di portare l’ambasciatore lontano dalla linea di fuoco ma entrambi sono rimasti uccisi dagli assalitori. (Continua a leggere dopo la foto)

Nell’agguato avvenuto nell’area nord dell’est del Congo era rimasto ucciso anche l’autista del mezzo. Resta invece senza indagati il filone principale, nel quale si ipotizza il reato di “sequestro con finalità di terrorismo”. Il funzionario del World Food Programme – Programma alimentare mondiale (Pam), che era responsabile della sicurezza non è coinvolto in questa tranche, si sottolinea. L’uomo, un cittadino congolese, non avrebbe curato con la dovuta attenzione il sistema di sicurezza e per questo è accusato di omesse cautele in relazione all’omicidio dei due italiani. (Continua a leggere dopo la foto)

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i due italiani sono morti nel corso di un conflitto a fuoco tra la banda di sei sequestratori, armati di kalashnikov e machete, e i Ranger del parco di Virunga, nella zona nord-est del Paese africano, intervenuti sul luogo.

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