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“Zelensky non è un eroe”. Il grande storico gela il governo e striglia la Meloni

Pubblicato il 27/02/2023 11:49
Cardini Zelensky guerra Ucraina
Franco Cardini, storico e professore universitario

Lo storico e professore universitario Franco Cardini interviene per dire la sua sulla guerra in Ucraina. E lo fa in un’intervista a Antonio Di Francesco per La Verità. Lo dice in modo netto, interpretando il pensiero di molti: “La maggioranza dei governi vuole la prosecuzione della guerra, ma a livello di popoli non c’è la stessa propensione. La gran parte delle persone al mondo non accetta più che il conflitto vada avanti, che non ci sia alcun tentativo diplomatico per arrivare a una soluzione e che qualsiasi piano che non preveda la vittoria totale dell’Ucraina venga bocciato ancora prima di discuterne”. E qui entra in gioco il fattore Cina. Secondo lo storico – che dice di preferire comunque vivere in un Paese subordinato a Washington rispetto a uno che fa gli interessi di Pechino – in situazione di guerra c’è da temere la Cina perché non andrebbe a bombardare il Minnesota o il Wyoming, “ma colpirebbe la Toscana, la Sicilia, il Veneto, dove ci sono le basi Nato“. Ma cosa pensa Cardini di Zelensky? (Continua a leggere dopo la foto)
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Il presidente ucraino, intanto, ha vietato – per decreto – qualsiasi tentativo di negoziato con la Russia. “Chiunque provi anche solo a immaginare un negoziato con la Russia – attacca Cardini anche in riferimento all’Italia – passa per ‘filoputiniano’, quando va bene. Quando va male, gli ridono in faccia. Ormai conosciamo Zelensky. Conosciamo molto bene lui e tutti gli uomini che lo circondano. Tanto per cominciare, la convinzione che l’Ucraina sia una perfetta democrazia è del tutto falsa”. Spiega lo storico che la democrazia di Kiev somiglia moltissimo a quella di Mosca: basta poco per chiudere i giornali, le emittenti televisive e mettere al bando i partiti politici. “Hanno cominciato a uccidere le persone dopo averle accusate di collaborazionismo. I russofoni del Donbass presi casa per casa e passati per le armi: sono cose da guerra di Spagna”. (Continua a leggere dopo la foto)

Per Cardini, dunque, è giunto il momento di dire basta all’immagine che si vuol dipingere in Italia e in Europa di Zelensky come un eroe senza macchia. “Una forte accusa di corruzione pesa sulla classe dirigente ucraina, cioè le persone con cui stiamo parlando in questo momento. Sono coloro che si permettono di darci dei vigliacchi perché inviamo soldi, armi e infrastrutture, ma non scendiamo in campo a combattere al loro fianco. Sembra esserci una sensazione di amnesia generale, per cui ci si è dimenticati di tutte quelle cose che hanno fatto dire a tanti, me compreso, che la guerra non è iniziata lo scorso anno, ma almeno nel 2014: piazza Maidan, la sconfessione dei trattati di Minsk, le violenze nel Donbass, che non erano stati i russi a praticare, ma gli ucraini”. Parole pesantissime. Ma non finisce qui. (Continua a leggere dopo la foto)

Cardini poi parla dell’azione del governo e della premier Meloni in questo conflitto. Secondo lo storico Giorgia Meloni si è compromessa un po’ troppo con le parole e con le promesse che “incautamente” ha fatto nei confronti di Zelensky. “Sa benissimo che non potrà mandare gli aerei a Kiev. È un punto che mi sembra abbastanza chiaro e sul quale anche i nostri militari sono d’accordo. Se gli aerei non arriveranno, dovrà trovare una via di fuga, magari addossando le responsabilità alle frizioni politiche che sono nate dentro la sua maggioranza o al clima di diffidenza che inizia a serpeggiare nel Paese”. (Continua a leggere dopo la foto)

Cardini: “Obiettivo Usa è indebolire la compagine euroasiatica”

Cosa succederà nei prossimi mesi, dunque? Come evolverà la guerra in Ucraina e a cosa porterà? Secondo Cardini l’obiettivo degli Stati Uniti è quello di indebolire la compagine euroasiatica, di ridurla a un insieme di Stati frammentati e subordinati alla politica mondiale americana. “Hanno lavorato a questo, scegliendo l’Europa orientale come test: hanno avvicinato sempre di più gli ordigni della Nato a Mosca, hanno portato la vecchia cortina di ferro dalla metà della Germania fino ai confini dell’Ucraina o della Finlandia. Tutto ciò ha un costo a livello internazionale”.

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