Non solo un ex eurodeputato e qualche altro sodale: era ben più strutturata la rete di corruzione che viaggiava sulla rotta Doha-Bruxelles e che ha coinvolto addirittura la vicepresidente del Parlamento europeo. Si infittisce il giallo dell’eurocorruzione e, ora dopo ora, i particolari che emergono squarciano il velo di una sconcertante ipocrisia. Tutta la retorica sull’Unione europea paladina dei diritti umani e sentinella della democrazia sembra crollare. Dopo la notizia del fermo di Antonio Panzeri, desta ancora più scalpore il nome di Eva Kaili, vicepresidente del Parlamento di Strasburgo, anch’ella del Gruppo dei deputati “socialisti e democratici” S&D, che è sempre il più solerte a elargire le patenti di democraticità, e che naturalmente l’ha ora sospesa. (Continua a leggere dopo la foto)
Anche a casa di Eva Kaili, come già nell’abitazione di Antonio Panzeri in cui è stato rinvenuto mezzo milione di euro in contanti, sarebbero stati scoperti centinaia di migliaia di euro, secondo la Repubblica di oggi nascosti in un trolley che il padre pare fosse pronto a portare fuori dal Belgio. Ecco perché, pur godendo dell’immunità, in presenza della flagranza di reato Kaili è stata sospesa dai suoi incarichi.
Tra il 2016 e il 2018 il Paese che sta ospitando i mondiali, e per questo ansioso di dare una sbiancata alla propria immagine internazionale, avrebbe versato diverse tangenti – questa è l’accusa – a Panzeri, già europarlamentare Pd per tre legislature, a Kaili, al suo compagno Francesco Giorgi, già assistente parlamentare dello stesso Panzeri, e a Luca Visentini, segretario generale dell’organizzazione internazionale dei sindacati Ituc. Quanto alle Ong coinvolte, quella di riferimento era No peace without justice, presieduta da Niccolò Figà-Talamanca, che attraverso Visentini doveva ammorbidire la propria posizione sul Qatar. (Continua a leggere dopo la foto)
Anche Panzeri guidava una Ong, la Fight impunity, presunto veicolo economico della corruzione. Entro ventiquattr’ore le autorità belghe decideranno se tramutare i fermi in arresti. Nel frattempo, nel bergamasco, moglie e figlia di Antonio Panzeri, Maria Colleoni e Silvia Panzeri, sono state poste agli arresti domiciliari, raggiunte da un mandato d’arresto europeo per concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio. Tralasciando aspetti non proprio marginali, come le vacanze natalizie extralusso da centomila euro della moglie di Panzeri, di cui parla Il Gazzettino, la quale avrebbe avuto, secondo le intercettazioni telefoniche, un ruolo importante nella attività di riciclaggio, vorremmo tornare sul ruolo di Eva Kaili, il nome più pesante dell’inchiesta. Ecco cosa affermava solo lo scorso 21 novembre, alla riunione plenaria a Strasburgo: «I Mondiali in Qatar sono una prova di come la diplomazia sportiva possa realizzare una trasformazione storica di un Paese con riforme che hanno ispirato il mondo arabo». La fonte è l’agenzia Vista. (Continua a leggere dopo la foto)
Dichiarazioni risibili, anche perché, solo per citarne una, i mondiali in Qatar sono macchiati dal sangue di oltre seimila operai morti durante la costruzione di stadi avveniristici e altre infrastrutture, per tacere delle ben note violazioni dei diritti umani. Le ottime entrature di Panzeri, che anche da ex deputato godeva di una fitta maglia di relazioni, alla vigilia dei mondiali in Qatar servivano a promuovere l’immagine del Paese. Una vicenda gravissima, che continueremo a seguire.
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