La dottoressa Maria Grazia Antonietta Di Corda, dirigente medico e chirurgo specializzato in chirurgia generale con una pluridecennale carriera alle spalle era stata ed è, tuttora, esonerata dalla vaccinazione anti Covid con regolare certificato digitale. Però il capo del suo dipartimento, Andrea Coratti, ha ritenuto che la chirurga dovesse essere confinata in una stanza per tutto l’orario di lavoro, circondata da scatoloni contenenti dispositivi anti Covid. Il suo direttore di dipartimento, dunque, con l’avallo silente della Ausl, l’aveva relegata in un magazzino dell’ospedale perché lei, chirurga in reparto, non poteva vaccinarsi, per motivi di salute. L’Azienda Usl Toscana Sud Est è stata citata a giudizio nel ricorso ora vinto dall’avvocato Mauro Di Fresco del sindacato Aadoss-Aadi, per violazione dell’articolo 2087 del Codice civile e cioè per lesione della dignità professionale della chirurga. Il giudice del lavoro del tribunale di Siena, infatti, ha stabilito in primo grado che invece la dottoressa ha diritto a tornare in sala operatoria, con un verdetto che farà scuola. (Continua a leggere dopo la foto)
Come racconta La Verità, il giudice fa notare, citando una serie di evidenze scientifiche, che alla luce dei fatti la vaccinazione non impedisce il contagio e che dunque non sussistono i presupposti che giustifichino l’isolamento del non vaccinato. “Il fatto è successo al polo ospedaliero di Nottola a Montepulciano e la protagonista della vicenda ha trascorso in quel magazzino sei mesi, a partire da marzo di quest’anno, senza poter avere alcun contatto non soltanto con i pazienti ma neppure coi suoi colleghi, come fosse un’appestata e non le è stata assegnata alcuna mansione appropriata nonostante percepisse regolare stipendio. Non poteva essere sospesa, in quanto esente dall’obbligo di vaccino e allora è stata isolata, con un provvedimento che ora, secondo il giudice Delio Cammarosano, è illegittimo”. (Continua a leggere dopo la foto)
Scrive il magistrato: “Allo stato attuale delle condizioni epidemiologiche e delle conoscenze scientifiche ufficialmente, istituzionalmente divulgate, si è in presenza di un fattore di esclusione dal diritto al lavoro che, se al tempo poteva ritenersi ragionevole, nel tempo è stato posto in ragionevole dubbio, e al tempo attuale si rivela apparire irragionevole, non giustificato neppure da un principio di precauzione, di massima cautela per un superiore interesse collettivo, anzi paradossalmente pericoloso, come se affermassimo che un casco da motociclista protegga non solo chi lo indossi ma anche gli altri…”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il giudice cita anche diverse sentenze della Corte costituzionale per evidenziare che la “discrezionalità del legislatore nella scelta delle modalità attraverso le quali assicurare una prevenzione efficace dalle malattie infettive (sentenza 2018/n. 5) deve essere esercitata alla luce delle diverse condizioni sanitarie ed epidemiologiche, accertate dalle autorità preposte (sentenza n. 268 del 2017), e delle acquisizioni, sempre in evoluzione, della ricerca medica”. Ora la chirurga potrà tornare in sala operatoria, ma “è umiliante”, confida. “E tutto questo quando”, fa notare, “ci sono stati colleghi vaccinati che si sono ammalati… C’è chi mi ha accusato di rubare lo stipendio e d’altra parte durante un seminario c’è chi ha ipotizzato che i medici non vaccinati dovessero avere un segno di riconoscimento. Ora tanti hanno cambiato idea, ma nessuno mi ha chiesto scusa”.
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