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“È stato un flop!” Il taglio dei parlamentari avrebbe dovuto portare risparmi ed efficienze e invece…

Pubblicato il 01/12/2022 09:35

Quando il Movimento Cinque Stelle era riuscito a far approvare il taglio dei parlamentari, dalle parti di Giuseppe Conte e dei suoi fedelissimi erano subito iniziate le autocelebrazioni: meno onorevoli, meno spese per le casse pubbliche, più soldi da destinare altrove. Peccato però che, a distanza di mesi, le cose non sembrano andare come ce le avevano raccontate in quei giorni, anzi. Stando ai bilanci previsionali di Camera e Senato, per gli anni 2022, 2023 e 2024 non sono previsti risparmi rispetto al 2021. Il tutto nonostante, nel frattempo, il numero dei parlamentari sia stato ridotto di oltre un terzo, da 945 a 600, con il M5S che parlava di un risparmio di 500 milioni di euro l’anno per le casse dello Stato. Com’è possibile? Semplice. Mentre il monte stipendi è effettivamente sceso, con un taglio di 61 milioni in totale, altre voci di spesa, invece, sono andate aumentando. (Continua a leggere dopo la foto)

“Ci sono una serie di spese aggiuntive – ha spiegato alcuni giorni fa il questore di Montecitorio Filippo Scerra a Pagellapolitica.it – come l’incremento del prezzo delle materie prime, dell’energia elettrica e del gas. E poi ci sono contributi e pensioni dei parlamentari da pagare in più, perché molti stanno andando in pensione”. A pesare sono anche alcune scelte fatte al momento di promuovere il famigerato “taglio” degli onorevoli. (Continua a leggere dopo la foto)

Come spiegato dal Tempo, si è deciso per esempio di non intervenire sui contributi ai gruppi parlamentari: erano 31 milioni alla Camera e tali sono rimasti, con il risultato che prima ogni deputato portava 49 mila euro al suo gruppo, oggi la cifra è aumentata a 77 mila. Un discorso identico anche per il Senato: ai gruppi si girano 22,1 milioni come in passato, che tradotti sono 110 mila euro l’anno per la formazione di ogni senatore contro i 70 mila di un anno fa. (Continua a leggere dopo la foto)

Nel frattempo, è stato approvata la riforma del regolamento. Alla Camera il numero di deputati per costituire un gruppo, che era di 20, è sceso a 14 sebbene già prima fossero state concesse delle deroghe. Successivamente si dovrà intervenire anche sulle Commissioni. Al Senato, dove la riforma è stata fatta in coda alla scorsa legislatura ed è completa, le stesse Commissioni sono state accorpate per passare da 14 a 10.

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