La lista degli effetti inaspettati del voto per le Regionali sui politici italiani ha iniziato ad allungarsi fin dalle ore immediatamente successive alla chiusura delle urne. Giuseppe Conte esulta e parla di un piano per l’Italia pronto a prendere il largo e basato, però, su quei soldi del Recovery Fund in arrivo soltanto nel 2021 (e soltanto in parte). Zingaretti rilancia le aspirazioni di un governo che, in realtà, con la batosta dei Cinque Stelle è sempre più fragile. Più eclatante ancora, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede attraverso le pagine di Repubblica lancia un appello ai colleghi pentastellati invocando Stati Generali basati sui valori e finalizzati al rilancio di un Movimento che annaspa.
Sì, avete capito bene. Bonafede, l’uomo finito nel putiferio per la storia dei boss mafiosi scarcerati durante il lockdown e mai tornati in cella, il ministro attaccato frontalmente dal pm Nino Di Matteo, oggi parla di valori condivisi da portare avanti tutti insieme. Se non siamo alle comiche, poco ci manca. Il ministro ha anche minimizzato, ovviamente, il risultato negativo delle Regionali (“Abbiamo sempre ottenuto risultati inferiori rispetto alle politiche”) e salutato una ritrovata solidità dell’esecutivo: “È fallito il tentativo di spallata da parte delle opposizioni. Le diverse sensibilità all’interno della maggioranza? Abbiamo già raggiunto risultati importantissimi e dobbiamo continuare su questa strada”.
Bonafede ha poi promesso un intervento deciso nel mondo della giustizia, con un piano di assunzioni di personale amministrativo “senza precedenti: 12 mila unità, circa 2000 già operative. In aggiunta ci saranno 600 magistrati in più. È finito il tempo delle riforme a costo zero”. I soldi del Recovery Fund serviranno, in questo senso, “per lo smaltimento dell’arretrato, digitalizzazione, edilizia giudiziaria e penitenziaria. Secondo Bankitalia, un efficace sistema giudiziario può far recuperare oltre 20 miliardi di euro”.
Sul caos successivo alla concessione dei domiciliari a tanti boss nel momento clou della pandemia, Bonafede è tornato invece a difendersi ribadendo la linea già sposata in queste settimane: “Si è fatta molta confusione. La concessione della detenzione domiciliare per motivi di salute è stata decisa dai Tribunali di sorveglianza in piena autonomia, non dal Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria). La politica si occupa di fare le leggi e rivendico l’importanza dei due decreti approvati dal governo, che hanno permesso ai magistrati di rivalutare le loro decisioni alla luce delle evoluzioni del quadro sanitario”.
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