Le acque sono agitate in quel di Roma. Negli ultimi giorni l’atmosfera non è delle più rilassate tra i componenti della maggioranza ed il Premier, il quale sembra addirittura voler intenzionalmente esasperare gli animi. Che abbia intenzione di lasciare Palazzo Chigi causando un “incidente diplomatico” tra i partiti? Non sembra essere un’ipotesi così remota.
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Il modus operandi di Draghi è ormai chiaro e consolidato: si presentano al Consiglio dei Ministri testi e provvedimenti che nessuno ha mai vagliato, qualche gruppo politico chiede poi la sospensione della riunione per far finta di discutere il tutto per poi tornare in aula e votare all’unanimità. E’ prassi poi che i leader politici rivendichino future modifiche in parlamento che difficilmente troveranno adito.
Nondimeno, come abbiamo esposto in questo articolo, da Invitalia a Snam, passando per Fincantieri e molteplici altre controllate, le nomine vengono imposte da Draghi e dai suoi uomini, altro tema caldo in ottica di potenziamento dell’influenza di questo o di quel partito.
E’ solare come il “Metodo Draghi” diventi umiliante per sia per i partiti che per il Parlamento. I malumori tra gli esponenti di Governo sono sempre più crescenti e alcuni iniziano a tirare fuori la testa dalla sabbia. Fatta eccezione, infatti, per Brunetta e Giorgetti, i quali hanno un rapporto “particolare” col Premier, gli altri capi delegazione spesso si ritrovano a “prendere schiaffi” su tematiche di non poco conto, come ad esempio il tetto massimo dei contanti.
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Ultimo, ma non meno importante, è il tema PNRR. Molte delle risorse assegnate dal piano voluto da Europa e Draghi necessiterebbero di notevole ricettività da parte degli organi preposti al loro utilizzo. Si registra un colossale “collo di bottiglia” per quanto concerne gli enti realizzatori, rischiando quindi l’ingorgo delle risorse tra Stato, regioni e comuni; Draghi questo lo sa bene e, resosi conto della situazione, avrebbe deciso di far leva sul malcontento generale, gettando benzina sul fuoco, per riuscire a dileguarsi dalla politica italiana senza fare la figura di quello che non è riuscito a portare a termine gli obbiettivi prefissati con la sua cara Europa.
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L’auspicio è quello di riuscire ad andare finalmente a elezioni, senza che “qualcuno” metta nuovamente lo zampino nella nomina dell’ennesimo Governo fantoccio; è ormai chiaro a tutti come questo Parlamento non sia più rappresentativo della volontà popolare e, nondimeno, fare un bel bagno di democrazia dopo due anni di sospensione dello Stato di Diritto sarebbe cosa buona e giusta.