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“Draghi ha mentito agli italiani sulle tasse”: cosa non torna nel discorso in Senato

Pubblicato il 21/07/2022 10:11

Quella parte di stampa che fin dall’avvento di Mario Draghi a Palazzo Chigi non ha fatto altro che tesserne le lodi, non ha perso occasione di incensare il premier nel momento più delicato, con la fine della legislatura ormai imminente. Sottolineando l’importanza del suo discorso al Senato, parlando di “lezione di stile” e via dicendo, nel solito crescendo di osanna. Chi, invece, ha mantenuto la capacità di ragionare in maniera autonoma non si è fatto sfuggire qualche scivolone, ennesimo, da parte del premier. A partire da numeri che, semplicemente, non tornano.

Tra i passaggi del discorso di Draghi, infatti, ce n’è uno che recita: “Siamo consapevoli che in Italia il Fisco è complesso e iniquo. Per questo non abbiamo mai aumentato le tasse ai cittadini. Intendiamo ridurre le aliquote Irpef a partire dai redditi medio-bassi, superare l’Irap, razionalizzare l’Iva. I primi passi sono stati compiuti con l’ultima legge di bilancio”. E ancora: “In Italia l’Agenzia delle Entrate conta 1.100 miliardi di crediti residui, una cifra impressionante. Dobbiamo quindi approvare al più presto la riforma fiscale, che include il completamento della riforma della riscossione, e varare subito dopo i decreti attuativi”. Un testo pieno di inesattezze.

Come spiegato da Carlo Cambi sulle pagine de La Verità, infatti, non è innanzitutto vero che “non sono mai state aumentate le tasse sui cittadini”. Secondo i dati Istat, piuttosto, la pressione fiscale ha raggiunto il record del 43,5%. Nel corso dell’ultimo trimestre del 2021, il Fisco si è portato via oltre la metà della ricchezza prodotta, arrivando a quota 51,8%. Non solo: “Draghi ha detto una seconda bugia promettendo che la pressione fiscale sarebbe calata, mentre sempre l’Istat ha certificato che nel primo semestre di quest’anno è salita al 38,4%, con un aumento di mezzo punto rispetto allo stesso periodo di un anno fa”.

Draghi ha inoltre parlato di una rimodulazione delle aliquote che andrebbe a vantaggio dei ceti medio-bassi: “Non è così, tanto che la rimodulazione è ancora oggi oggetto di discussione”. La bugia “più grossa” è però quella che il contenzioso fiscale sia oltre il 60% del Pil: “Draghi mente sapendo di mentire. Quel contenzioso non è tutto passato in giudicato e dunque è solo potenzialmente esigibile. Inoltre i numeri dei contenziosi ci dicono che il 49% dei casi si è chiuso con la vittoria del Fisco, dunque la metà di quei mille miliardi non è dovuta”. Il premier ha cercato “di infinocchiare con la retorica populista gli italiani” parlando di riforma fiscale, ma la traduzione più pertinente sarebbe la seguente: “Aspettatevi una valanga di tasse e pignoramenti”.

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