Oltre 250 persone si sono riunite per un commosso ricordo del dottor Giuseppe De Donno, primario pneumologo dell’ospedale Carlo Poma scomparso nel 2021. Secondo la ricostruzione di alcuni giornali si sarebbe suicidato, secondo altri no. Impossibile saperlo con certezza, ormai. Ma il ricordo del medico è ancora forte, come testimoniato dalla gente accorsa alla serata “Emozioni a Corte” nella Corte Spagnola di Curtatone (Mantova), dove si sono alternati racconti e ricordi di amici e colleghi che lo avevano conosciuto. Un nome, quello di De Donno, diventato molto famoso durante la pandemia, quando con coraggio si era battuto per salvare la vita dei suoi pazienti in barba a protocolli che si sarebbero poi rivelati inefficaci. (Continua a leggere dopo la foto)
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A promuovere la serata in ricordo di De Donno, insieme al Comune, è stata l’Associazione Boom, la cui presidente Marcella Deantoni si è impegnata in prima persona per organizzare la manifestazione insieme agli amici di sempre del medico scomparso , in particolare Roberto Mari, Alessandro Martini, Luca Rollo e il sindaco di Curtatone nonchè presidente della Provincia Carlo Bottani. (Continua a leggere dopo la foto)
De Donno aveva sfidato con coraggio i colleghi e la comunità scientifica curando, in piena pandemia, i propri pazienti con il plasma dei guariti. Una cura osteggiata, demonizzata, addirittura vietata a un certo punto dallo Stato. E che però, a detta del medico e delle persone da lui seguite, dava ottimi risultati, con il 90% di probabilità di guarigione. Numeri ben più eloquenti rispetto a quelli, drammatici, ottenendo seguendo il protocollo della tachipirina e vigile attesa dell’allora ministro alla Salute Roberto Speranza. (Continua a leggere dopo la foto)
Nell’immediato, nonostante i numeri parlassero chiaro, De Donno era stato oggetto di violenti attacchi mediatici. Nei mesi successivi, però, il suo metodo sarebbe stato pienamente riabilitato, mentre iniziavano a emergere gli errori commessi da chi era stato chiamato a gestire l’emergenza. A giugno 2021 il medico aveva lasciato l’ospedale di Padova, dove lavorava, per iniziare la carriera di medico di base a Porto Mantovano. Il 28 luglio, purtroppo, era arrivata la notizia della sua morte.