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Covid, verbali desecretati, il Cts era per le misure differenziate, ma Conte non volle

Pubblicato il 06/08/2020 15:25 - Aggiornato il 06/08/2020 15:36

Abbiamo da pochissimo riferito la notizia della desecretazione dei documenti prodotti dal Comitato tecnico scientifico sulla base dei quali il Governo ha preso le decisioni per il lockdown. La fondazione Einaudi, subito dopo che la Presidenza del Consiglio dei Ministri li ha trasferiti, li ha resi noti sul proprio sito web come aveva anticipato.

Ebbene dalla lettura dei 5 verbali di oltre 200 pagine, diventati Top secret per il volere dell’esecutivo, emerge una comunicazione di rilievo -riportata dalla Repubblica- e datata al 7 marzo: “Sull’analisi della situazione epidemiologica, il Comitato tecnico scientificio propone al governo di ‘adottare due livelli di misure di contenimento: uno nei territori in cui si è osservata maggiore diffusione del virus, l’altro sul territorio nazionale’. Nello specifico: misure più rigorose in Lombardia e nelle province di Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini e Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti”.

“Due giorni dopo, però, il presidente del Consiglio Conte con il Dpcm del 9 marzo dà il via al lockdown estendendo le stesse misure a tutto il territorio nazionale senza fare distinzione.” E lo fa oltretutto senza citare alcun atto del Comitato tecnico scientifico che ne vaildi la decisione presa.

Dunque, il Cts voleva che venissero differenziate le misure, ma Conte decise di estendere la stessa drastica misura a tutto il territorio nazionale.

I verbali desecretati sono cinque e sono datati al 28 febbraio, 1 marzo, 7 marzo, 30 marzo e 9 aprile 2020. Ve ne sarebbero degli altri all’appello, ma al momento non sono stati resi ancora pubblici.  La Fondazione Luigi Einaudi auspica che il Governo compia l’ulteriore passo sulla strada della trasparenza e pubblichi autonomamente tutti gli altri verbali del Comitato Tecnico Scientifico, utilizzati a supporto dei vari DPCM.