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Covid e minori, l’emergenza che non c’è. Cosa dicono i dati ISS

Pubblicato il 17/11/2021 15:52

È stato pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, il nuovo Bollettino sulla sorveglianza Integrata Covid – 19 emesso il 10 novembre 2021, che illustra nel dettaglio l’aggiornamento nazionale relativo “ai dati della sorveglianza integrata dei casi di infezione da virus SARS-CoV-2 riportati sul territorio nazionale”.

Questi dati, di seguito riportati, lungi dal dimostrare la non efficacia dei vaccini come spiegato dal cosiddetto paradosso di Simpson, indicano che il trend rilevato la scorsa settimana si consolida segnando un ulteriore aumento della percentuale di vaccinati deceduti (53,2% del totale) e contagiati (58,1% del totale).

La Figura 15 rappresenta la distribuzione percentuale dei casi nella popolazione 0-19
anni suddivisa in cinque fasce di età da inizio anno. Nell’ultima settimana, il 49% dei casi
è stato diagnosticato nella fascia d’età 6-11 anni, il 33% nella fascia 12-19 anni e solo il
12% e il 7% è stato diagnosticato, rispettivamente tra i 3 e i 5 anni e sotto i 3 anni. In totale,
nell’ultima settimana, il 24% dei casi sono stati diagnosticati nella popolazione di età <20
anni. Al 10 novembre, in Italia, la copertura vaccinale per due dosi nella popolazione di età >
12 anni è pari a 83,8%. Analizzando la variazione dell’incidenza a 7 e 14 giorni (dati raccolti nella Figura 7), si conferma il maggiore aumento delle diagnosi COVID nella popolazione con età 0 – 19 anni, verosimilmente dovuta alla maggiore attività di screening all’interno delle scuole.

Nella tabella 1 del medesimo rapporto si evince come nella fascia di età dagli 0 ai 9 anni, i contagi da inizio epidemia sono stati in totale 287.517 e i decessi 15. Per la fascia di età dai 10 ai 19 anni, invece, i casi da inizio epidemia sono in totale 506.476, per un totale di 21 decessi. Per entrambe le fasce di età l’ISS riporta dunque una letalità dello <0,01. Un numero piuttosto basso se consideriamo che all’interno della stessa tabella, la fascia d’età 20-29, ad esempio, da inizio epidemia ha contato 596.477 casi, con 78 decessi. Numeri che crescono progressivamente nella tabella man mano che la fascia d’età è più anziana, arrivando ad una letalità del 9,0% nella fascia d’età 70-79 anni, a fronte di 369.420 contagi totali da inizio epidemia. Uno scarto di “appena” 81,903 con i contagi della fascia di età che va dagli 0 ai 9 anni.

Dall’inizio dell’epidemia alle ore 12 del 10 novembre 2021, nella popolazione 0-19 anni
sono stati riportati al sistema di sorveglianza integrata COVID-19, 793.993 casi
confermati di cui 36 deceduti (Tabella 2). Nel periodo 25 ottobre – 7 novembre 2021, in questa popolazione sono stati segnalati 13.741 nuovi casi, di cui 84 ospedalizzati, 2 ricoverati in terapia intensiva (i valori riportati non includono le persone ospedalizzate, ricoverate in terapia intensiva e decedute diagnosticate prima del 18 ottobre). Per la fascia di età dai 3 ai 5 anni c’è un totale di 5 decessi, mentre per la fascia 6-10 sono 6 da inizio pandemia. Parliamo ancora di numeri bassissimi, ma che nonostante ciò vengono spinto con grande battage mediatico come se si trattasse di un’ecatombe, ecatombe che può essere messa a freno dal salvifico siero. Siero la cui copertura, e ce lo dicono gli stessi dati dell’ISS, diminuisce col tempo. In breve, su 131.891 decessi per covid, solo 35 interessano gli individui più giovani, dagli 0 a 19 anni. Posto che il vaccino funziona, rimane comunque da chiedersi perché renderlo obbligatorio per una fascia d’età che ha avuto pochissime vittime e che ha le stesse probabilità di sviluppare un sintomo avverso del vaccino come l’avrebbe dello sviluppare una grave forse del virus.

Sono numerosi i medici e gli scienziati che si sono detti contrari o che almeno vanno cauti circa il vaccino ai bambini. Tra di loro troviamo Vaia (Spallanzani), il direttore dell’Inmi, il quale precisa sulla fascia dai 5 agli 11 anni: «Faccio mio l’appello dell’Oms. Ci sono dei rischi generali, in Israele ci sono stati casi di miocardite. Ma via libera ai farmaci per gli over 12». «Il tema non è vaccinare o non vaccinare i bambini, ma in questa fase dell’epidemia ritengo che sia giusto vaccinare solo i bambini fragili. Faccio mio l’appello del direttore generale dell’Oms». Il direttore dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, torna a precisare sulle vaccinazioni anti-Covid ai bambini tra i 5 e gli 11 anni. «Allo stato la comunicazione scientifica è incerta – aggiunge Vaia – perché ci sono comunque dei rischi nelle vaccinazioni in generale. Anche in Israele hanno visto che ci sono casi di miocardite nei bambini e quindi vaccinano solo i fragili. Io credo che sia saggio in questo momento vaccinare, nella fascia 5-11 anni, solo i fragili. Se dovessero cambiare le cose e avremo maggiori elementi scientifici su questo tema e a quel punto si potrebbe pensare di estenderla a tutti. Resto favorevole a vaccinare gli over 12 anni perché hanno una maggiore socialità – ribadisce Vaia -. La responsabilità sociale, ribadisco, non deve essere dei bambini ma degli adulti, come genitori, nonni e docenti».4

Anche Crisanti chiede cautela in un’intervista rilasciata a La Stampa dice la sua sull’andamento dell’epidemia: «A questo punto chi si doveva vaccinare lo ha fatto, dunque mi permetto un pensiero eretico: non conviene perdere tempo, energie e assumere un rischio politico dietro agli irriducibili. Concentriamoci sulle terze dose per rinforzare la platea dei vaccinati. Il timore altrimenti è che riprenda la trasmissione del virus. Si tratta anche di un modo indiretto di proteggere i non vaccinati”. Sulla vaccinazione dei bambini il professore è molto perplesso: «Problema complesso, perché si ammalano poco e trasmettono molto il virus. Aspettiamo il pronunciamento dell’Ema e soprattutto i dati sul campo americani. Suggerisco cautela, perché le miocarditi nei giovani, seppur leggere, sono state un campanello d’allarme. Perché non attendere le conferme dagli Usa?». Per Crisanti attualmente «il contagio viene alimentato dai non vaccinati e da chi sta perdendo la protezione. La settimana prossima supereremo i 10 mila casi al giorno. I 67 morti di ieri sono tanti e mi chiedo dove siano deceduti, se in ospedale e in quale reparto».

Dello stesso avviso anche Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, che è subito perentoria sul vaccino ai bambini, con l’approvazione per la fascia 5-11 anni che è in programma prima di Natale: “Al momento non credo che i dati a nostra disposizione giustifichino questo tipo di vaccinazione, per almeno due motivi: in quella fascia di età la severità della malattia e la mortalità è quasi pari a zero. Peraltro, sappiamo che l’immunità di gregge non sarà mai raggiunta, quindi il rapporto rischio/benefici ad oggi non sembra giustificarne la vaccinazione”.