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Cosa ha a che fare il diesel con i riscaldamenti? Ecco perché per la prima volta ha superato il prezzo della benzina

Pubblicato il 21/09/2022 19:40

Da un po’ di tempo un’anomalia rispetto al passato è sotto gli occhi di tutti: il gasolio ha superato i prezzi della benzina. Un fatto alquanto strano se si pensa che il diesel ha accise di 11 centesimi più basse rispetto alla “cugina”. Dietro questa curiosa atipicità, sembrano esserci diversi motivi. Se diamo un’occhiata ai prezzi medi pubblicati da Quotidiano Energia, quello della benzina in modalità self- service in questi giorni si è attestato su 1,689 euro al litro, con una forbice di prezzo che varia da un minimo di 1,680 e un massimo di 1,700 euro. Per il gasolio, invece, la media è ben più alta: 1,799 euro al litro, con valori che oscillano tra un minimo di 1,788 ed un massimo 1,805 euro. Ma a cosa è dovuto tale fenomeno?
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«L’aumento autunnale del gasolio è in realtà abbastanza comune», spiega a La Verità Alessandro Zavalloni, segretario nazionale di Fegica Cisl, la Federazione italiana gestori carburanti e affini. «Il gasolio rincara perché in questo periodo aumentano gli approvvigionamenti. Del resto, si tratta di un carburante che non viene usato (a differenza della benzina, ndr) solo per le automobili, ma anche per i riscaldamenti. Il problema è che questo fenomeno, del tutto normale, si innesta in una situazione internazionale di grande difficoltà in cui la richiesta è alta e l’offerta scarseggia. Negli anni passati nessuno se ne è mai accorto perché la differenza di accise tra benzina e diesel compensavano gli aumenti di quest’ultimo». Inoltre, l’instabilità internazionale dettata dalla crisi russo-ucraina ha aumentato il bisogno di approvvigionamento, spingendo ancora di più verso l’alto il prezzo del diesel. «Gli operatori del settore sono messi in grande difficoltà da questa situazione», sottolinea l’esperto.
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«Il motivo è che la quota di guadagno sul prezzo al litro è per noi sempre la stessa. Circa tre centesimi a litro. Peccato, però, che un innalzamento delle tariffe stia sempre più affossando i consumi e dunque guadagni dei distributori». Ovviamente anche il prezzo delle materie prime rimane un fattore che influisce sui valori alla pompa. L’Italia, infatti, è molto legata alle importazioni di gasolio dalla Russia, che rappresentano circa il 60% del totale. Ma cosa ci attende nei prossimi mesi riguardo i prezzi dei carburanti? «Ad oggi è difficile dirlo con precisione», spiega Zavalloni. «L’instabilità internazionale
gioca un ruolo fondamentale sugli stoccaggi. Inoltre, gli Stati possono fare ben poco sul prezzo deciso dal Platts», che sarebbe l’agenzia specializzata, con sede a Londra, che definisce il valore, in dollari americani, a cui una tonnellata di benzina o di gasolio può essere venduta dalle raffinerie.
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«L’unica arma è quella di un taglio sulle accise, che il governo ha già messo in atto», dice il segretario. «Anche chi consiglia di intervenire sull’Iva dovrebbe sapere che non è possibile tagliarla più di tanto senza che l’Ue intervenga. È quindi complicato immaginare altre mosse a livello nazionale. Servirebbe una struttura a livello europeo che si occupasse del problema». A questo si aggiunga, dice Zavalloni, che «da almeno 15 anni il nostro settore è vittima di una notevole disattenzione. Ne abbiamo parlato spesso con il mondo della politica. Le nostre infrastrutture sono vecchie, gli impianti andrebbero ammodernati. L’Italia prima esportava prodotti finiti, oggi invece siamo condannati a importarli. Il nostro settore avrebbe bisogno di una politica industriale che manca da tempo e che ci rende ancora più esposti alle attuali difficoltà del momento. Ora c’è ben poco da fare, i governi che si sono susseguiti negli anni dovevano pensarci prima».
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Dalle parole del segretario nazionale di Fegica Cisl sembra che l’unica speranza che abbiamo perché i prezzi alla pompa ritornino a livelli umani, sia che la crisi russo-ucraina finisca il prima possibile. Le attuali regolamentazioni comunitarie, infatti, non permettono di tagliare oltremodo le tasse applicate sul prezioso carburante. L’altra opzione sarebbe quella di dileguarsi da questi assurdi vincoli lasciando l’Europa, ma per quello ci vorrà ancora qualche tempo e, soprattutto, il duro lavoro di qualche forza politica euroscettica, come ad esempio Italexit, il partito guidato da Gianluigi Paragone.

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