(di ) – Il nuovo ministro del lavoro, Andrea Orlando, ieri ha incontrato Confindustria, la quale non ha dimenticato gli attacchi del passato del rappresentante dem e, attraverso il suo vicepresidente, Maurizio Stirpe, ha prima fatto sapere di non gradire il metodo degli incontri separati organizzati dal ministro, poi è passata all’attacco sui temi chiave. Licenziamenti e Reddito di cittadinanza. Come racconta Salvatore Cannavò su Il Fatto Quotidiano, “da Confindustria arriva una scarsa disponibilità ad accettare, sic et simpliciter, una proroga del blocco dei licenziamenti”. (Continua a leggere dopo la foto)
Stirpe specifica infatti che un conto sono le aziende bloccate da decisioni del governo, quindi direttamente coinvolte da disposizioni normative, per le quali il blocco dei licenziamenti va bene. Ma per le altre, legate “ad andamenti di mercato”, “dobbiamo consentire alle aziende di potersi riposizionare per far ripartire il mercato del lavoro”. Spiega Cannavò: “La posizione di Confindustria è chiara. Così come è chiara la richiesta di procedere il più velocemente possibile alla riforma degli ammortizzatori sociali che è legata al blocco dei licenziamenti, ma dietro cui si nasconde il vero obiettivo di questa trattativa”. Cioè il reddito di cittadinanza. (Continua a leggere dopo la foto)
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Reddito di cittadinanza che, sempre secondo il vicepresidente di Confindustria, “non dà nessuna risposta in termini di politiche attive”. Stirpe, però, ha anche lancianto un affondo al decreto Dignità che “sarebbe utile rivedere”. Dal canto suo, Orlando in serata con un post su Facebook spiega che a fine mese presenterà “un documento con un impianto di riforma sul tema degli ammortizzatori sociali” e un provvedimento che affronti “la perdita di posti di lavoro”. (Continua a leggere dopo la foto)
Agli industriali dice: “Ci saranno settori che usciranno dalla crisi più modificati di altri, dobbiamo prevedere politiche specifiche e mirate”. Un approccio che si prepara a mediare. Quando ancora non era ministro del lavoro, lo scorso settembre, attaccava Confindustria così: “Quando li prendono gli altri si chiamano sussidi. Quando li prendi tu, contributi alla competitività”.
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