Si stanno raggiungendo pericolosissime derive. Dopo la grande sperimentazione farmaceutica che abbiamo vissuto, e continuiamo a vivere, a causa del Covid, il rapporto tra politica e Big Pharma, tra cittadini e medicinali, diventa sempre più stretto. La nuova frontiera è quella legata la tema del genere, e quindi al cambio di genere. Sebbene la questione sia delicatissima e vivere in un corpo che non si sente come proprio può essere insopportabile (portando anche a epiloghi tragici), le riflessioni da fare – anche e soprattutto da un punto di vista etico e culturale – sono tantissime. Per questo scuote, e non poco, un recente articolo di Repubblica in cui si parla dei farmaci utilizzati per il cambio di sesso. Innanzitutto e destare particolare attenzione è un dato: in Italia, solo tra il 2018 e il 2021, il Servizio per l’adeguamento tra identità fisica e identità psichica (SAIPIF) di Roma ha registrato un aumento del 315% di accessi tra gli adolescenti. Si tratta di “disforia di genere”, ossia il disagio di non riconoscersi nel sesso assegnato alla nascita. (Continua a leggere dopo la foto)
Repubblica per approfondire la questione ha intervistato Porpora Marcasciano, voce storica del movimento transgender, la quale sostiene che i bloccanti “aiutano ad andare in questa direzione”. Quale? Quella di permettere a ognuno, in un qualsiasi momento della sua vita, di scegliere il sesso che preferisce e che lo fa sentire più a suo agio. Per fortuna, ad oggi, questi farmaci vengono prescritti solo in pochissimi casi e ben selezionati. Nell’articolo si specifica inoltre che questo trattamento con farmaci che sospendono lo sviluppo puberale è autorizzato da una determina dell’Agenzia italiana del farmaco (21756/2019), la stessa Agenzia ancora nell’occhio del ciclone per la gestione dei “vaccini” anti-Covid. (Continua a leggere dopo la foto)
I bloccanti, in realtà, in origine erano farmaci che venivano utilizzati, fin dagli anni Ottanta, per curare alcuni tumori, come quello alla prostata o al seno. Sulla questione dei bloccanti, che comunque sta prendendo sempre più piede visto il drastico aumento di richieste di cambio di genere soprattutto tra i più giovani, è bene riflettere e intervenire, quanto meno aggiornando le linee guida. Ad oggi è vero che resta una grande responsabilità per chi decide di somministrarli, però si deve legiferare prima che passi un messaggio totalmente sbagliato sulla questione. Intanto, Big Pharma, vista la grande domanda, ha già fiutato l’affare. E visto l’enorme potere che ha, non è da escludere che possa utilizzare il suo denaro e la sua capacità di lobbing per accelerare su questo fronte proprio per incassare di più grazie alla vendita di questi farmaci. Il tutto ammantato da questioni etiche e morali. E indovinate chi sarà il braccio politico di tutto?
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