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Cina, scoperto database con dossier e dati sui porti italiani

Pubblicato il 18/09/2020 11:17 - Aggiornato il 18/09/2020 12:31

Avevamo già dato notizia dell’attività di spionaggio e dossieraggio effettuata dalla Cina sull’Italia. Adesso, però, emerge un altro dettaglio: c’è una grossa parte del database cinese messo in piedi dalla Zhenhua, la piccola società tech di Shenzhen, che è dedicata ai porti italiani. La raccolta delle informazioni non riguarda soltanto le persone, dunque, ma anche le infrastrutture. Come spiega Giulia Pompili su Il Foglio, “a osservare il tipo di informazioni inserite all’interno del database sembra che la società scelga alcuni porti e alcune tratte a cui dare più importanza rispetto ad altre, monitorando cargo e spedizioni”.

Il tema delle infrastrutture è molto importante quando si parla di Cina, ed è uno dei settori su cui politica e intelligence internazionale pongono maggiore attenzione. Come scrive ancora Pompili, “non è un caso se molti nomi delle Autorità portuali italiane sono inseriti tra i quasi cinquemila individui monitorati da Zhenhua. Nel database i cargo con destinazione Italia sono più di ottantamila. Si citano i porti di La Spezia, Genova, Trieste, Gioia Tauro, Napoli, Bari. Per quanto riguarda le importazioni in Italia il database si concentra soprattutto su quello che arriva dai mastodontici porti dell’Indonesia”.

Di ogni cargo che arriva in Italia viene riportato il valore della merce, in quale valuta è stato pagato, la società esportatrice, la destinazione finale, il nome del cargo e la bandiera. “Il porto di Napoli è citato più di 1.500 volte nel database, quello di Trieste è citato 1.399 volte come destinazione finale. Nel 2017 l’allora ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha firmato il decreto per far tornare quello di Trieste porto franco internazionale, cioè con un regime di dazi piuttosto facilitato”. Negli ultimi tre anni è infatti accelerato l’interesse della Cina per Trieste: durante la visita in Italia di Xi Jinping, nel marzo del 2019, è stata firmata a Roma un’intesa tra il porto di Trieste e il gruppo cinese China Communications Construction Company (Cccc), che avrebbe dovuto favorire la presenza cinese nel porto.

Insomma, quello che la Cina non riesce a prendersi da sola, glielo dà direttamente l’Italia. A novembre a Shanghai, il presidente dell’autorità portuale di Trieste, Zeno D’Agostino, aveva siglato con la controparte cinese un accordo per “lo sviluppo di aree industriali sino-italiane in Cina, che saranno collegate al porto di Trieste e al sistema logistico italiano”. L’aspetto più interessante del dossieraggio cinese? Come spiega Pompili “è che la maggior parte dei cargo monitorati ha come destinazione gli Stati Uniti”. Il database, comunque, non sembra così pulito. Come sottolineano alcuni esperti, è evidente che le informazioni disponibili sono filtrate: molte cose, dunque, non potremo saperle mai.

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