Deve essere scattato un vero e proprio amore tra il premier Conte e il supercommissario Arcuri. Già, perché pare non fermarsi qui la spinta carrieristica che Giuseppi vuole offrire al suo fidato. Con il ruolo di commissario all’emergenza, Arcuri ha potuto godere di un potere illimitato, e così sta continuando a fare. Ma una volta che l’emergenza sarà finita, cosa succederà? Dunque che che alle porte ci sono le nuove nomine da fare in Cassa Depositi e Prestiti, il settore più strategico in assoluto in questo momento. Ed è proprio lì che Conte starebbe pensando di piazzare Arcuri. Al vertice di CdP. Questa è infatti la partita che deciderà il futuro del Paese. E Conte intende giocarla da protagonista.
Nei primi mesi del 2021 dovrà essere definita la governane di due società chiamate a colmare il gap infrastrutturale e di competitività che fa dell’Italia il fanalino di coda in Europa: la società della Rete unica e, appunto, Cassa Depositi e Prestiti, sua azionista di riferimento. Come racconta Giovanna Vitale su Repubblica, “Conte ha in mente uno schema preciso. Incoraggiato da una serie di coincidenze temporali che favorirebbero il suo progetto. Ad aprile scade infatti il mandato di Fabrizio Palermo alla guida di Cdp, la controllata del Tesoro che gestisce tutte le sfide più delicate: dalla nazionalizzazione di Autostrade al salvataggio dell’Ilva. Un mese prima potrebbe vedere la luce AccessCo, il network unico formato da Tim e Open Fiber che dovrà governare la rete in fibra ottica”.
Ebbene è proprio in questo crocevia di date che Conte vorrebbe infilarsi “per concludere un’operazione che gli consentirebbe di piazzare al vertice di entrambe le società due manager di assoluta fiducia, che ormai a lui direttamente rispondono molto più che ai partiti cui pure debbono la nomina. L’idea dell’inquilino di palazzo Chigi è di dirottare Palermo alla guida di AccessCo e di sistemare Domenico Arcuri alla testa di Cassa”.
A mettere i bastoni tra le ruote di nomine di Conte, però, potrebbe essere per primo il ministro dell’economia Roberto Gualtieri. Non è infatti un segreto che l’attuale capo di CdP, Palermo, abbia un filo diretto con lui e aspiri a restare al comando di Cassa. Con In questa conferma, Gualtieri e Palermo trovano l’appoggio sia del Pd che dell’ala Cinquestelle che fa capo a Di Maio. La nomina di Conte, dunque, sarebbe totalmente personale, senza tener conto del volere dei partiti che lo hanno nominato presidente del consiglio. Ed ecco dunque che si torna a giocare su un tavolo complicato l’ennesima partita tra politica e potere.
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