Cosa succederà al governo ora che lo strappo tra il Movimento Cinque Stelle e il resto delle forze a sostegno di Mario Draghi si è fatto palese? Una domanda alla quale stanno cercando di rispondere in queste ore gli analisti di ogni giornale, immaginando lo scenario più probabile. Tra questi, la possibilità di un premier scelto come traghettatore per portare a termine la legislatura, con tanto di nomi già iniziati a circolare.
Tra chi in queste ore non sembra stare con le mani in mano c’è Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio che stando alle indiscrezioni sarebbe sceso in campo in prima persona per creare un ponte tra il Pd e la Lega, alla ricerca di una figura condivisa da appoggiare. A guidare il nuovo esecutivo, in caso le trattative dovessero andare in porto, potrebbe essere Giuliano Amato.
Un nome, quello di Amato, che già in passato aveva fatto capolino, in occasione di altre crisi di governo. E che però stavolta potrebbe essere più forte che mai: il professore ha infatti quasi terminato il suo mandato alla Corte costituzionale (scadrà ai primi di settembre) di cui è diventato presidente a gennaio e potrebbe quindi mostrare una rinnovata disponibilità verso l’idea di prendere in mano le chiavi di Palazzo Chigi.
D’Alema non ha mai nascosto, d’altronde, una certa avversione nei confronti di Mario Draghi, espressione a suo dire della “finanza internazionale”. Per questo l’ipotesi di un bis dell’ex presidente della Bce sembra farsi sempre più improbabile col passare delle ore. E a sostituirlo potrebbe essere chiamato proprio Amato, che d’altronde a Palazzo Chigi era già stato quando al Tesoro, come direttore generale, c’era proprio… Draghi.
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