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“Chi dimentica è complice”. A Torino la fiaccolata per le vittime del vaccino: “Basta morti senza spiegazione”

Pubblicato il 19/12/2022 12:00

Candele accese nel silenzio, accompagnate da cartelli con i volti delle persone che hanno perso la vita a seguito di complicazioni insorte dopo la vaccinazione. Un lungo corteo di fiaccole, senza grida né cori, che è sfilato nelle scorse ore per le vie di Torino, piantando lungo il percorso foto accompagnate da nomi, cognomi, anni. Quelli di chi oggi non c’è più, mentre i parenti portano avanti battaglie sempre più disperate per avere giustizia. “Nessuna correlazione”, non a caso, è stata la frase scelta per accompagnare ogni immagine, ogni storia, in un Paese in cui parlare di effetti avversi è ancora un tabù e le famiglie delle vittime delle complicazioni causate dai vaccini attendono invano che sia fatta luce sull’accaduto. “Chi resta in silenzio è complice” era scritto su uno degli striscioni che apriva il corteo, per ricordare quanto sbagliato sia arrendersi e accettare l’ingiustizia, rinunciando a lottare. (Continua a leggere dopo la foto)

Il corteo, ripreso dalla testata Byoblu, ha visto i manifestanti fermarsi per leggere ad alta voce i nomi di tutte le persone scomparse in Italia a seguito della vaccinazione anti-Covid, resa obbligatoria da Draghi e Speranza. Con particolare attenzione ai giovanissimi: “Un’ecatombe”. Nicola Miceli del Coordinamento Piemonte ha parlato di “un corteo pacifico, ordinato, per fare arrivare un messaggio alla coscienza delle persone”. (Continua a leggere dopo la foto)

I protagonisti del corto indossavano un camice bianco, un gesto forte in un Paese in cui in nome dalla scienza sono stati calpestati i diritti e le libertà dei cittadini. “La lotta non finisce qui – ha chiarito Miceli – questo è solo l’inizio. Dobbiamo riconquistare le nostre libertà, senza più sottoporci a delle sperimentazioni come delle cavie”. (Continua a leggere dopo la foto)

Tante le testimonianze di persone scese in piazza per chiedere giustizia. Come Gianni, padre di un ragazzo che non c’è più, che ai microfoni di Byoblu ha raccontato: “Mio figlio era un paziente fragile, aveva superato tanti momenti difficili in passato. Dopo 30 giorni dal vaccino è finito in terapia subintensiva. Non ce l’ha fatta”.

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