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Caos vaccini, la Procura di Genova ha acquisito il servizio di Report su AstraZeneca

Pubblicato il 28/10/2021 10:48

La morte di Camilla Canepa e Francesca Tuscano, le due giovani scomparse a causa di malori successivi alla somministrazione del vaccino AstraZeneca, si poteva evitare? Se lo chiede la Procura di Genova, che continua a cercare di far luce sulle circostanze che hanno portato alla drammatica morte delle ragazze. E che ora, nell’ambito delle indagini, ha acquisito l’inchiesta “il caso AstraZeneca”, realizzata per Report da Claudia Di Pasquale in collaborazione con Cecilia Bacci e Giulia Sabella e andata in onda su RaiTre lo scorso 25 ottobre.

Vaccini, la Procura di Genova ha acquisito il servizio di Report su AstraZeneca

Un servizio che ha ricostruito le vicende legate all’adozione del vaccino AstraZeneca, sul quale l’Italia aveva inizialmente puntato forte. Salvo poi abbandonarlo dopo aver più e più volte modificato le raccomandazioni di somministrazione. In un crescendo di dubbi e timori sui rischi legati all’inoculazione per i giovani, soprattutto di sesso femminile, culminati nella doppia tragedia delle due ragazze decedeute. Proprio in questi giorni, è arrivato il responso dell’autopsia effettuata su Camilla: era sana e la sua morte è avvenuta a seguito di “una trombosi dei seni venosi cerebrali. Il decesso è ragionevolmente da riferirsi al vaccino”.

Perché si è dovuto attendere un evento così devastante come la morte di due ragazze prima di sollevare dubbi sulla sicurezza di AstraZeneca? A Report, il governatore della Liguria Giovanni Toti ha spiegato che a dare il via libera agli Open Day del vaccino inglese era stato il Comitato tecnico-scientifico che assiste il governo nelle decisioni in materia sanitaria: “Era stato liberalizzato per tutta la popolazione, uomini e donne. Il Cts, nel dare l’ok, aveva anche citato uno studio costi-benefici realizzato dall’Ema, l’Agenzia del farmaco europea, in collaborazione con il centro statistiche dell’università di Cambridge”.

Peccato che gli stessi giornalisti di Report abbiano poi ascoltato gli autori di quello studio, i cui risultati erano in realtà decisamente diversi. Rischi minimi (1 caso di coagulo ogni 100 mila pazienti) nella fascia d’età 50-59, dove i benefici rispetto ai decessi attesi per il Covid erano decisamente superiori. Quadro però completamente ribaltato nella popolazione giovane: a fronte di 0 morti previste (la mortalità del virus è pressoché nulla per quella fascia d’età) si verificano due casi di effetti indesiderati gravi ogni 100 mila persone. Lo studio, insomma, evidenziava fin da subito come il vaccino non fosse la soluzione ottimale per i ragazzi. Toccherà ora alla Procura capire perché, nonostante tutto, siano stati organizzati lo stesso i famigerati Open Day.

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