L’ultima cartolina di Mario Giordano pubblicata su LaVerità, è indirizzata a Caro Carlo Calenda. Il tono è come al solito pungentissimo: “Le scrivo per assicurarmi che Carlo e Calenda stiano ancora insieme. Con lei non si sa mai. Ogni giorno fa una scissione. Non è che ha scisso anche il nome dal cognome? Non è che Carlo sta accusando Calenda di essere un populista e Calenda sta accusando Carlo di essere un cretino? Non che la cosa ci stupirebbe, per carità, ma se ci avverte ci mettiamo in fila per assistere allo spettacolo. Del resto l’ha sempre detto che bisognava puntare sulle persone capaci. E lei si sta dimostrando all’altezza della promessa: è davvero capace di tutto. Buono a nulla, si capisce. Ma capace di tutto”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Allora Mario Giordano riavvolge il nastro: “Restiamo solo alle ultime imprese: dopo aver litigato con Pd, Emma Bonino, Renzi e persino interi pezzi del suo partito (Bologna), ha preso la consueta sonora scoppola alle elezioni in Sardegna. Pensavamo che non le facesse nemmeno più effetto, dal momento che ci è abituato. Invece ha avuto un sussulto. E ha reagito con una frase forte che sembrava impostare un cambio di rotta: basta scissioni, ora bisogna unirsi. «Impossibile non andare insieme con i 5 Stelle», ha dichiarato in pompa magna. Sembrava perfino crederci. Senonché il giorno dopo i 5 Stelle li ha definiti: «populisti, trasformisti, incapaci», responsabili del «disastro dei conti pubblici» nonché «abolitori della dignità». Come dimostrazione della volontà di andare d’accordo non proprio un granché”. (Continua a leggere dopo la foto)
La chiusura di Giordano è epica: “Il problema però, mi creda, come è evidente dalle urne, è che non la capiscono gli italiani. Non l’hanno capita mai. Non hanno mai capito che cosa vuole davvero dalla sua vita. E, soprattutto, dalla loro. La sua carriera politica è stata un’ascesa continua sulla scala degli insuccessi. Ha fondato Italia Futura con Montezemolo, ed è fallita; è entrato in Scelta Civica, ed è stato trombato; nel 2018 è entrato nel Pd proclamando: «Non serve un nuovo partito», poi se ne è uscito fondando un nuovo partito. Si è alleato con la Bonino e ci ha litigato, s’è alleato con Renzi e ci ha litigato. Uno dopo l’altro ha mollato tutti e tutto. Con tanti saluti a Carlo e anche a Calenda, se nel frattempo, com’è assai probabile, non hanno litigato”.
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