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“Tutta una messinscena”. La rivelazione del pentito su Messina Denaro: “Ecco come ha organizzato tutto”

Pubblicato il 26/01/2023 12:05 - Aggiornato il 26/01/2023 13:21

Da tempo, ormai, Matteo Messina Denaro aveva capito che il conto alla rovescia era prossimo allo zero e che sarebbe stato arrestato. Questa l’idea che si è fatto il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura, ex reggente della cosca ‘ndranghetista dei Vrenna-Bonaventura che comandava su tutta la zona del Crotonese. Una figura chiave nella lotta alla mafia, visto che nel 2006 aveva poi deciso di cambiare vita e diventare un pentito. Attraverso i microfoni di LaPresse, l’uomo ha detto la sua sul blitz che ha portato alla cattura di Messina Denaro dopo trent’anni di latitanza: “Penso che si sia arreso due anni e mezzo fa, ha cominciato a lasciare tracce fino a quando non si è fatto trovare. Qualcosa è cominciato a trapelare quando lui ha cominciato a lasciare le tracce come Pollicino. Io penso che si sia arreso due anni e mezzo fa”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Secondo Bonaventura, gli inquirenti hanno trovato semplicemente “quello che lui voleva trovassero. Lui sapeva che quel giorno sarebbe stato catturato. Quello che è stato trovato nei suoi covi lo ha messo lui perché sapeva che sarebbero entrate le telecamere. I poster di Scarface, Jocker? Erano dei messaggi chiari. Sta facendo del marketing per dire all’esterno che è ancora vivo”. (Continua a leggere dopo la foto)

Bonaventura ha poi parlato di quella mafia palermitana e trapanese che conosce bene. Il nonno era infatti Luigi Verna detto U’Zirru, capobastone negli anni ’70 al pari dei Piromalli e dei Macrì, nonhé amico intimo di Nitto Santapaola. “Con loro – ha spiegato – ci sono stati sempre legami molto stretti”. (Continua a leggere dopo la foto)

Bonaventura Messina Denaro tracce

Il collaboratore di giustizia ha poi detto la sua sul tema delle intercettazioni: “Sono gli strumenti più potenti in assoluto che la magistratura e gli inquirenti hanno a disposizione assieme ai collaboratori di giustizia. Hanno fatto partire tante indagini che altrimenti non sarebbero mai partite. Devono essere a tutto tondo perché il boss non lo freghi, è difficile che lo intercetti, ma servono per prendere chi pensa di essere intoccabile o magari è inesperto”.

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