Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, durante la trasmissione Omnibus su La7, ha annunciato che “la riforma della giustizia dovrebbe andare in consiglio dei ministri la prossima settimana”. E conferma che per eleggere i togati del Consiglio superiore della magistratura sarà utilizzato il sorteggio. Un metodo per “cercare di togliere la magistratura dalle grinfie delle correnti“.
Bonafede aggiunge: “Io sono aperto al dialogo con l’Anm ma su questo non si torna indietro. Sono disponibile al confronto e ai consigli degli altri ministri, in particolare con la ministra Bongiorno ho sempre lavorato bene, ma mi piacerebbe che i suggerimenti sulla riforma non mi arrivassero dai giornali”.
Da giorni il Guardasigilli, e tutto il Movimento 5 Stelle, sottolinea l’importanza di “voltare pagina”. Nei giorni scorsi Bonafede aveva detto: “Il sorteggio non cura tutti i mali, ma è un passo avanti e non toglierà la possibilità ai magistrati di esprimere il proprio consenso. Buttiamo all’aria le logiche della spartizione che non devono far parte del sistema della giustizia”.
Il ministro cita poi un altro punto della riforma: “I membri laici non potranno essere persone che nei precedenti 5 anni siano state in Parlamento o abbiano avuto incarichi di Governo”.
Inoltre, la riforma prevede che se entro 3 mesi dalla scadenza del termine massimo di durata delle indagini preliminari (che diventano 5 o 15 per i reati più gravi) il pm non ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini (è l’atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio), o non ha richiesto l’archiviazione, scatta la tagliola: l’obbligo per il pubblico ministero di notificare ‘senza ritardo’ all’indagato e alla persona offesa dal reato ‘l’avviso del deposito della documentazione relativa alle indagini espletate’, informandoli della facoltà ‘di prenderne visione ed estrarne copia’”.
La notifica di questo avviso potrà essere ritardata “per un limitato periodo di tempo e con provvedimento motivato” per i reati più gravi, come mafia e terrorismo in testa. La violazione di queste norme – è scritto nella bozza di riforma – costituisce un “illecito disciplinare, quando il fatto è dovuto a dolo o negligenza inescusabile“.
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