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Bilancio Ue, nessun accordo: i soldi del Recovery Fund rischiano di slittare ancora

Pubblicato il 09/10/2020 12:59 - Aggiornato il 09/10/2020 13:00

“Non ha senso parlarsi se una parte mostra poca disponibilità al compromesso”. Una frase pronunciata dal deputato tedesco dei Verdi Rasmus Andresen durante i negoziati con il Consiglio Europeo e che è la sintesi perfetta delle difficoltà che ancora una volta tengono paralizzata l’Unione, a dispetto di chi già parlava di una ritrovata unità d’intenti. Una serie di confronti accesi, quelli che si sono tenuti nelle scorse ore. Con l’esponente dei Popolari José Manuel Fernandes dei Popolari all’attacco, invocando “margini e ampia flessibilità, senza trucchetti”. E con la presidenza tedesca a rispondere piccata: “Deplorevole che l’Europarlamento abbia perso l’opportunità di portare avanti oggi i negoziati sul bilancio. L’offerta di compromesso è valida, ma per ballare il tango bisogna essere in due”.

Bilancio Ue, nessun accordo: i soldi del Recovery Fund rischiano di slittare ancora

Meglio di così si muore, insomma. La trattativa sembra arrivata a un punto morto, dopo la sospensione per una settimana nella speranza che la Commissione Europea trovasse una soluzione. E le conseguenze di questo stallo non sono da sottovalutare: in attesa di un via libera, infatti, si complicano anche le tempistiche per l’arrivo dei soldi del Recovery Fund, appuntamento che potrebbe slittare ulteriormente. L’ambasciatore del Consiglio Michael Clauss aveva inviato una lettera al presidente della Commissione Bilancio dell’Europarlamento Van Overtveldt, cercando uno spiraglio. Niente da fare. La risposta, riportata dall’Huffington Post, è stata secca: “Spiace constatare che, nonostante i sei dialoghi trilaterali, il Consiglio non si sia mosso e non ci sia nulla di nuovo nella sua proposta”.

Bilancio Ue, nessun accordo: i soldi del Recovery Fund rischiano di slittare ancora

L’offerta cercava di superare le resistenze degli europarlamentari su due dossier: il sottofinanziamento di alcuni “programmi faro” dell’Ue e la necessità di introdurre sanzioni economiche per i Paesi come Ungheria e Polonia che non rispettano gli standard democratici europei, costringendoli a versare somme superiori. L’offerta, però, è stata respinta. Gli Stati membri si sono detti disponibili alla possibilità di mettere una cifra inferiore ai 10 miliardi (senza quantificarla) e non prima del 2024. Troppo poco per i deputati che chiedevano almeno 38,5 miliardi per finanziare ulteriormente 15 programmi bandiera dell’Ue (Erasmus, Horizon, ecc).

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Il Parlamento pare intenzionato a legare il bilancio 2021-2027 e il Recovery Fund al rispetto degli standard democratici negli Stati membri. Nessun via libera sul budget, hanno più volte minacciato i deputati, senza sanzioni economiche sullo stato di diritto. Ma la presidenza tedesca ha chiuso la porta: “Non ci può essere un meccanismo sanzionatorio finanziario”. Un accordo, quello tra Parlamento e Consiglio Ue, al quale l’Italia guarda timorosa. Il nostro Paese ha pagato un prezzo altissimo per l’emergenza sanitaria, colpito per primo tra gli Stati occidentali dalla pandemia e costretto a mesi di lockdown che hanno messo in ginocchio imprese e famiglie. Il colmo, oggi, è rimanere a osservare le beghe interne all’Unione con la consapevolezza che potrebbero far slittare gli aiuti promessi.

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