Tutto nacque da un blog, quello di Beppe Grillo, che diede origine a un movimento. Da leader del Movimento cinque stelle, il comico si è poi ritagliato lo spazio di padre nobile dei pentastellati, di cui è garante e persino “consulente”: appena due giorni fa infatti, parlando alla festa de Il Fatto Quotidiano, il capo politico dei grillini, Giuseppe Conte, ha annunciato il rinnovo di tale consulenza che è retribuita per 300mila euro per “aiutarci nelle campagne elettorali, per quanto riguarda suggerimenti nella comunicazione, per elaborare proposte e progetti comunicativi”, nelle parole di Conte. E questo nonostante la disaffezione totale che, nota la Repubblica, pare oramai prestare per la sua creatura: nella sua Genova al voto per il Comune, l’anno scorso, il comico disertò addirittura le urne. Questa breve premessa ci è necessaria per chiarire i modi e i metodi dei “progetti comunicativi” con cui Beppe Grillo, attraverso la comunicazione sul suo blog, “aiuta” il movimento: spargendo odio, molto spesso. Vediamo, dopo la bufera sulle Brigate di cittadinanza e il passamontagna cosa ha scritto stavolta. “Le persone di destra sono più propense a diffondere le fake news”. Questa è la apodittica asserzione che dà il titolo all’articolo, senza firma, comparso sul blog. “Questione dunque di ignoranza, ridiamoci su…”, è anche scritto a conclusione dell’articolo, eppure non dovrebbe essere neppure necessario essere “di destra” per contestare la tesi, o quantomeno per far presente che chi sguazza da sempre nelle fake news sono proprio gli esponenti grillini, e lui stesso in persona: a questo dedicheremo un apposito spazio in queste righe, ma prima torniamo sull’argomento. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’articolo (anonimo) sul blog
“Secondo un recente studio le fake news, o notizie false, sono condivise – è scritto nell’articolo –prevalentemente da persone con tendenze politiche di destra”. I risultati dello studio suggeriscono però che il problema della disinformazione “potrebbe non essere dovuto a cattive intenzioni, ma piuttosto a un’incapacità di comprendere appieno le informazioni condivise“. Non comprendere appieno le informazioni condivise è praticamente un insulto velato. Ma andiamo avanti: “La mancanza di un’istruzione adeguata e di un pensiero critico che aiuti le persone a capire ciò che è vero”. Anche sulla “mancanza di un’istruzione adeguata” potremmo scrivere a lungo, non limitandoci al solo Di Maio, ma non è il caso di infierire. La ricerca citata sarebbe stata svolta da un team di ricercatori australiani, inglesi e tedeschi nel dicembre del 2021, su un campione di appena 2.400 persone provenienti dal Regno Unito e dalla Germania, che si sono viste porre domande dettagliate per discernere la loro capacità di identificare le notizie false, la loro inclinazione a condividerle e i loro orientamenti politici, secondo quanto ricostruisce il Corriere della sera. Ecco, ora, un altro passaggio piuttosto significativo: “Nel gruppo studiato, le persone più anziane e ad alto reddito erano più brave a individuare le fake news, in particolare le persone di sinistra”. Se voti a sinistra sei più intelligente? Grillo, in fondo, non dice nulla di nuovo, poiché da sempre nel campo politico più progressista resiste il vezzo di sentirsi culturalmente, moralmente, e persino intellettualmente, superiori. (Continua a leggere dopo la foto)
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La fake news di Grillo e dei grillini
Delle notizie non verificate o fake news, in realtà, Grillo è un esperto. Il Giornale ci propone un breve, spassoso, riassunto partendo con l’esilarante teoria, che forse qualcuno ricorderà, del pomodoro antigelo: un presunto pomodoro geneticamente modificato con i geni del merluzzo, per renderlo il frutto resistente al freddo. In un suo spettacolo, invece, dichiarò che l’Aids fosse “la più grande bufala di questo secolo”, scatenando la rabbia e le proteste delle associazioni impegnate nell’assistenza ai malati. Nemmeno il premio Nobel Rita Levi Montalcini fu immune dalla disinformazione di Beppe Grillo, che teorizzò che la scienziata avesse ottenuto il Nobel grazie a una ditta farmaceutica amica. In quanto a “ditte farmaceutiche amiche”, tuttavia, mai una parola sulla controversa campagna vaccinale o sui famigerati sms tra Ursula von der Leyen e il Ceo di Pfizer.
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