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“Benzina a 2,28 euro al litro”. La decisione dell’Europa che vogliono tenerci nascosta. Ecco la Direttiva Ue

Pubblicato il 11/06/2023 13:56 - Aggiornato il 11/06/2023 16:33

Non possiamo limitarci a commentare, come in molti fanno in questi casi, “Ce lo chiede l’Europa”. Per due ragioni: anzitutto, in realtà, ce lo “impone” l’Unione europea; poi, perché le Direttive comunitarie sempre più appaiono come deliri di gente completamente disconnessa dalla realtà. Una Direttiva europea approvata lo scorso maggio, e di cui curiosamente leggiamo solo sulla Gazzetta dello sport, prevede che dal 2027 i produttori petroliferi paghino in base alla CO2 emessa. E tutto ciò comporterebbe, come è facile dedurre, un trasferimento dei costi aggiuntivi sul prezzo dei carburanti alla pompa: il prezzo della benzina potrebbe salire a 2,288 euro al litro, mentre il gasolio arriverebbe a 2,191 euro al litro. (Continua a leggere dopo la foto)
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benzina 2 euro litro

La Direttiva europea

La nuova direttiva europea di cui ci stiamo occupando è la numero 959 del 10 maggio 2023. Essa introduce, dunque, una radicale revisione del sistema Ets (Emission Trading System) che pone nuove regole allo scambio di quote di emissioni di CO2, il mercato che dal 2005 ha permesso alle aziende di alcuni specifici settori energetici ed industriali, sostanzialmente, di acquistare il permesso di inquinare. Ce ne siamo già occupati e non abbiamo esitato a porla alla stregua di una truffa legalizzata. Ora, il colpo di genio: la direttiva darà vita a un nuovo mercato delle emissioni – destinato addirittura al riscaldamento domestico, oltre che ai trasporti su gomma – sicché le aziende petrolifere dovranno pagare per la CO2 emessa nella fabbricazione di carburanti, ma il costo aggiuntivo è destinato a scaricarsi inevitabilmente sul prezzo finale di benzina e gasolio. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le conseguenze (nefaste)

Il sistema entrerà in vigore dal 2027 e, dato che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni, prevede un Social Climate Fund (fondo sociale per il clima) per interventi destinati a calmierare i prezzi, nonché il divieto per i fornitori di carburante di trasferire più della metà dei costi ai consumatori finali. Si noterà che è ancora tutto fumoso e generico. Le istituzioni europee mirano a limitare il nuovo prezzo delle quote CO2 ad un massimo di 45 euro per tonnellata, che equivarrebbero a 10 centesimi di costo aggiuntivo per litro di benzina, 12 centesimi per litro di gasolio. Come da prassi, la direttiva deve essere recepita dallo Stato italiano, dopo l’approvazione parlamentare di un’apposita legge delega al Governo e conseguente passaggio in Consiglio dei ministri. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’aumento dei prezzi. Un arrotondamento per difetto

Per avere una stima occorre semplicemente osservare i prezzi nell’attuale mercato Ets. Le aste europee hanno visto salire il prezzo delle quote dagli 8,34 euro del gennaio 2018 alla media di 86,17 euro prevista per il 2023, e 96,19 euro per il 2024, secondo una analisi condotta dalla agenzia Reuters. La previsione dei prezzi medi nel 2025, invece, sale a 104,84 euro/tonnellata. Dunque, secondo un rapido calcolo, la benzina salirebbe a 2,288 euro al litro, mentre il gasolio arriverebbe a 2,191 euro al litro, come detto, al netto di eventuali imposte. Va altresì rimarcato che il nuovo prezzo delle quote di CO2 ad un massimo di 45 euro per tonnellata rappresenta il “trend” e non già un limite invalicabile: superandolo scatterebbe il rilascio di 20 milioni di quote aggiuntive e gratuite e dunque, secondo uno studio finanziato dal ministero della ricerca tedesco, se i Paesi dell’UE non adottano ulteriori misure di politica climatica, il prezzo potrebbe toccare nel medio termine addirittura i 350 euro. Sembra quasi, a voler pensar male, che si intenda spostare i profitti da un settore all’altro: quello, tanto propagandato, dell’elettrico.

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