Mentre l’Italia si trova ancora a convivere con un’emergenza sanitaria che non accenna a calare di intensità, nonostante numeri migliori che iniziano finalmente a far vedere la luce alla fine del tunnel, Atlantia cerca un accordo con il Ministero dei Trasporti per chiudere il dossier e superare le tensioni degli ultimi mesi, forte del fatto che l’ipotesi revoca delle concessioni, più volte paventata, è rimasta nel cassetto. Tirato un sospiro di sollievo, le attività negoziali sono riprese più forti di prima.
I punti da limare in vista di un’intesa sono tanti, a partire dal maxi-risarcimento per il crollo del ponte Morandi, la tragedia che aveva straziato l’Italia nell’agosto 2018 e sollevato il problema della terribile gestione delle nostre tratte. Il gruppo Benetton ha messo sul piatto 600 milioni per la ricostruzione del viadotto, ma nell’accordo si parla anche di un piano di investimenti da 12 miliardi, considerato fondamentale dal governo per rialzare velocemente la testa una volta che il coronavirus sarà soltanto un brutto ricordo. Un intervento sul quale continua a lavorare il nuovo managment di Autostrade per l’Italia.
Nel frattempo, le buone notizie per Aspi arrivano dal fronte tariffario: in attesa di trovare un’intesa sul nuovo piano, che dovrà puntare su regole ben definite, l’orientamento che sta prendendo piede in seno all’esecutivo è infatti quello di lasciare le cose invariate. Lo schema sui pedaggi preparato dall’Art, l’Autorità del settore, per un po’ resterà chiuso nel cassetto. Un meccanismo meno favorevole ai Benetton e che però sarà applicato soltanto successivamente, dettaglio quest’ultimo che potrebbe portare una forte accelerazione nelle trattative tra le due parti. Anche perché una mancata revisione delle tariffe sarebbe un incentivo per l’ingresso dei nuovi azionisti, da Cdp ai fondi privati.
Sul tavolo anche una revisione del famigerato articolo 35 del Milleproroghe, quello che prevederebbe la revoca dietro pagamento di un indennizzo. Si lavora per limitarne la forza, così da tranquillizzare ulteriormente Aspi. A rimanere interdetti sono soltanto, ormai, gli esponenti Cinque Stelle. Quelli che avevano dichiarato guerra ai Benetton all’indomani del crollo del Morandi e che ora oppongono con sempre minor convinzione il loro “no” a un’intesa tra le parti. Intesa che, con queste premesse, si fa sempre più vicina. Con Aspi a tirare, tutto sommato, un bel sospiro di sollievo.
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