Siamo davvero sicuri che le auto elettriche siano il futuro? E soprattutto, siamo pronti a scommettere sul limitato impatto ambientale di questi mezzi? Domande che molti analisti si stanno ponendo in questi mesi, mentre l’Unione Europea tira dritta per la sua strade e tenta di imporci a tutti i costi la sua “rivoluzione Green“. E che sono tornate di stretta attualità dopo l’annuncio delle difficoltà di una fabbrica di batterie per auto elettriche Panasonic da 4 miliardi di dollari con sede a De Soto, nel Kansas. Come spiegato dalla testata americana Cowboy State Daily e dal Kansas City Star, l’impianto doveva poter contare su 6,8 miliardi di dollari provenienti dall’Inflation Reduction Act, piano che dovrebbe servire ad allontanare gli Stati Uniti dai combustibili fossili. Ma le cose non sono andate come da copione. (Continua a leggere dopo la foto)
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Secondo le testate locali, infatti, la fabbrica “richiederà tra i 200 e i 250 megawatt di elettricità per funzionare”. Ovvero, il corrispettivo di una piccola città. In una testimonianza davanti alla Kansas City Corporation Commission, un rappresentante di Evergy (l’ente che serve la fabbrica) ha affermato che l’impianto Panasonic di 4 milioni di piedi quadrati crea “sfide a breve termine da un prospettiva dell’adeguatezza delle risorse”. (Continua a leggere dopo la foto)
Come uscire da questo empasse? Semplice, abbandonando per un po’ la bandiera Green e servendosi degli sforzi di una centrale elettrica vicino Lawrence, nel Kansas, teoricamente in fase di dismissione e dove, invece, si continuerà a bruciare carbone ancora per un po’, così da venire incontro all’esigenza di fabbricare batterie per auto elettriche. Ovviamente, la decisione non ha incontrato il favore degli ambientalisti. (Continua a leggere dopo la foto)
Uno scenario paradossale che inquadra bene un problema molto sentito negli Usa: man mano che aumenta il numero di auto Green sul mercato, la domanda di energia sulla rete cresce. E così non mancano soluzioni alternative come, appunto, il ricorso al carbone. Inquinare di più oggi per una presunta rivoluzione verde un domani, insomma. Non proprio quello che tanti eco-paladini si aspettavano.