In Italia c’è un problema sicurezza. Ed è ora di dirlo. Ed è anche ora che qualcuno chiami in causa la ministra Lamorgese. Sono tanti, troppi, ormai gli episodi di cronaca nera e di eventi tragici che potevano essere evitati con maggiori controlli. Uno dietro l’altro, tra la fuga dei genitori di Saman e la strage effettuata dal killer di Ardea. L’idea è quella di un Paese fuori controllo in cui può succedere di tutto da un momento all’altro, non ultimo l’assalto a un furgone portavalori nel bel mezzo dell’autostrada tra Modena e Bologna. Scene da far west. Sono le ricostruzioni a posteriori di tutti questi episodi che fanno preoccupare e che certificano che il problema sicurezza è reale.
Per quanto riguarda la tragedia di Saman, ricostruisce il Corriere: “Verso Malpensa in taxi, ma dopo aver effettuato il tampone molecolare. E verso la Liguria, verso Ventimiglia e il confine con la Francia, in bicicletta e con i treni regionali. La fuga della famiglia Abbas all’estero dopo aver ucciso, secondo gli inquirenti, la diciottenne Saman, si sta rivelando sempre più un miscuglio di pianificazione premeditata (almeno per quanto riguarda i genitori della ragazza, Shabbar, 44 anni, e Nazia Shaheen, 48) e improvvisazione (per ciò che concerne Danish Hasnain, 33, l’uomo che secondo la Procura avrebbe materialmente strangolato la nipote)”. (Continua a leggere dopo la foto)

A raccontare i particolari sono, nelle rispettive edizioni odierne in edicola, la Gazzetta di Reggio e il Resto del Carlino. “Partiamo dai genitori. Partenza alle 9 e 40 per il Pakistan con un volo «Covid-tested» che fa scalo a Doha. Serve dunque una certificazione che attesti l’esito negativo del tampone molecolare effettuato non oltre le 48 ore che precedono l’imbarco. Ecco la corsa all’hub di Malpensa, all’alba del 1° maggio, dunque a circa cinque ore dall’uccisione di Saman, seppellita con ogni probabilità in campagna. Al check-in gli Abbas vengono ripresi dalle telecamere della Polaria mentre mostrano i passaporti. Nazia abbassa il velo per fare vedere il volto. E poi si parte”. (Continua a leggere dopo la foto)

E lo zio di Saman? “Il 10 maggio zio e nipote vengono fermati, per un controllo ad Imperia, dalla polizia. Secondo il Carlino (nel racconto di Alessandra Codeluppi) Hasnain spiega che «con mio nipote vogliamo andare a trovare alcuni parenti all’estero». Fatto sta che il pachistano, senza documenti, viene invitato all’indomani a regolarizzare la sua posizione presentandosi in Questura. Ma non lo fa e sparisce”. E il caso del killer di Ardea? Cosa è stato scoperto? (Continua a leggere dopo la foto)

Scrive sempre il Corriere: “La camera da letto era diventata la sua palestra e chissà che altro per prepararsi a combattere col mondo. Un sacco da boxe, due grandi manubri per sollevare i pesi e potenziare la muscolatura. A cosa si stava preparando, Andrea Pignani, si è visto poi domenica, quando prima di suicidarsi ha ammazzato senza pietà con la pistola del padre morto i due fratellini David e Daniele e il signor Ranieri intervenuto alla disperata per fermarlo. E invece non l’ha fermato mai nessuno, Andrea Pignani, anche se da tempo ormai non stava bene”. (Continua a leggere dopo la foto)

Andrea Pignani, così, è andato avanti da solo. “E le cose sono peggiorate. Dalla mansarda di viale Colle Romito, dove da qualche mese si era ormai isolato, senza più rapporti né con la madre Rita né con la sorella Cristina dopo la morte per cancro del padre Stefano, a novembre scorso, cui invece era legatissimo, gli investigatori ieri hanno portato via i suoi due computer e il telefonino. Perché se è vero, come dice il sindaco di Ardea, Mario Savarese, che questa assomiglia sempre di più a «una strage americana», un cocktail assurdo di caso, violenza e follia, allora sarà importante cercare le risposte anche là, nella memoria di quegli apparecchi elettronici, dove magari l’ingegnere informatico può aver lasciato la soluzione”. Sicurezza, è questo che serve. Sicurezza, è questa che manca sempre più all’Italia. E qualcuno deve pur dirlo.
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