C’è una clamorosa svolta nella ricostruzione della vicenda Covid in Italia. Alberto Rota, basso nel coro della Scala, ha rivelato infatti di aver contratto il Covid a metà febbraio 2020, quando le notizie sulla malattia arrivavano ancora solo dalla Cina. Come ha rivelato lui stesso in un’intervista al Corriere, per mesi, nonostante il riposo e i medicinali, ha avuto una grave polmonite bilaterale. Alberto Rota ha detto di aver contratto il Covid giorni prima che a Codogno venisse individuato il “paziente uno”. Il basso nel coro della Scala, 54 anni, ha raccontato che il 18 febbraio 2020 ha cominciato ad avvertire i primi sintomi: “Sentivo la gola che bruciava e altri sintomi influenzali. Mi aspettavo di stare meglio nel giro di un paio di giorni, ma in realtà le mie condizioni non miglioravano”. (Continua a leggere dopo la foto)
Nel frattempo dalla Cina arrivavano le prime notizie sul nuovo “coronavirus”, ma giungendo in ospedale in Italia il cantante trovò altri pazienti nelle sue condizioni: “Il medico mi ha prescritto una radiografia ai polmoni, ricordo che in ospedale non si erano ancora organizzati con i protocolli anti-Covid e tra noi pazienti in attesa della lastra ci siamo confrontati e abbiamo scoperto che tutti avevamo perso gusto e olfatto”. Scoperti i primi casi ufficiali a Codogno, anche Rota fece il tampone, che risultò positivo. “Stavo malissimo, avevo una polmonite bilaterale e i medici mi hanno raccomandato di non fare alcuno sforzo. Soltanto in aprile ho provato a fare qualche vocalizzo e in luglio ho di nuovo trovato tracce di sangue nel fazzoletto”. (Continua a leggere dopo la foto)
Inizialmente Alberto Rota ha giustificato legittimamente l’assenza dal lavoro con un certificato per “sindrome da raffreddamento”. Tuttavia, da marzo la Scala, non facendo eccezione ad altre istituzioni e aziende, ha fatto ricorso al Fis. Ciò ha comportato per il cantante una decurtazione della busta paga attorno al 20 per cento. Dopo essere guarito Rota ha deciso di rivolgersi al patronato Inca Cgil, per vedersi riconosciuto l’infortunio sul lavoro. “C’è stata una buona collaborazione con l’Inail per ricostruire l’intera vicenda” ha spiegato al Corriere la responsabile dell’area Tutela danno alla salute del patronato della Camera del lavoro. (Continua a leggere dopo la foto)
“L’ipotesi è che il contagio sia avvenuto in treno o sui mezzi pubblici che Rota utilizzava come pendolare per andare tutti giorni alla Scala. In quelle settimane il virus stava già circolando”. Così Alberto Rota, dopo due anni dalla malattia, è riuscito a ottenere il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro. E di conseguenza un’integrazione delle buste paga arretrate.
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