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“300 mila euro di anticipo a Eni per rinnovare il contratto per l’energia”: così gli imprenditori italiani sono (già) in ginocchio

Pubblicato il 02/09/2022 13:50

Non è soltanto l’atteso rincaro dei prezzi di gas ed elettricità a spaventare le aziende italiane, già alle prese con un problema che va assumendo dimensioni sempre più preoccupanti: la difficoltà nel rinnovare i contratti per la fornitura di energia. Perché agli imprenditori vengono chiesti gross anticipi o fideiussioni come garanzia dei pagamenti delle bollette che arriveranno, salate. E non tutti riescono a fornire le adeguate rassicurazioni. Il Fatto Quotidiano ha raccolto, tra i tanti, l’appello di Olympia, realtà attiva nel mondo della ceramica a Corchiano, in provincia di Viterbo. Messa davanti a un vero e proprio ultimatum dall’Eni.

L’azienda, che conta 40 dipendenti, ha raccontato per bocca dell’export manager Giampiero Patrizi, presidente di Federlazio Ceramiche, la difficile situazione in cui si è trovata di colpo: “Ci hanno detto dall’Eni che l’unico modo per continuare a fornirci il gas era di versare un anticipo di 300mila euro oppure aprire una fideiussione bancaria da mezzo milione, e questo senza sapere i consumi reali. Se non avessimo acconsentito alla richiesta, ci avrebbero chiuso i rubinetti”.

Plenitude, interpellata dal Fatto Quotidiano, ha replicato che “in generale le condizioni economiche delle offerte di fornitura considerano sia fattori di mercato, tra cui la volatilità e il livello dei prezzi, sia una componente di copertura del rischio creditizio. Ogni cliente, naturalmente, è poi libero di valutare le diverse offerte del mercato”. Olympia ha deciso così di passare a Sorgenia, che nona posto condizioni così stringenti. Ma i contratti sono generalmente a prezzi variabili e non ci saranno risparmi sul costo del gas, con i rincari che hanno finito per mettere in forte difficoltà l’impresa: in un anno, la bolletta del metano è aumentata del 439%, passando a 20.424 euro a 110.185 euro.

Il rischio di dover ricorrere alla cassa integrazione è sempre più concreto, con la concorrenza internazionale che impedisce di scaricare gli aumenti sul prodotto finito. Tantissimi imprenditori hanno condiviso l’appello sottolineando come anche a loro siano stati chiesti anticipi come garanzie dei pagamenti futuri, cifre alle volte molto alte e che non sempre le aziende riescono a pagare. “Almeno lo Stato ci aiuti dando queste garanzie che i fornitori ci chiedono” è la richiesta di tanti imprenditori. Che rischiano, in caso contrario, di dover abbassare la saracinesca per sempre.

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