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“Sovranità monetaria” per le comunità locali

Pubblicato il 17/01/2021 11:15

di Emanuele Oggioni

Se la moneta è un mezzo di scambio, una unità di misura, come fa ad essere scarsa? Possono essere scarsi i beni e servizi, la capacità produttiva, il numero di persone disposte a lavorare e attuare le proprie idee imprenditoriali. Non può essere scarso il loro metro di misura, come già spiegato qui (https://www.ilparagone.it/interventi/la-liquidita-ce-ma-non-si-vede/). Tanto che già oltre 50 anni fa il poeta Ezra Pound scrisse “Dire che uno Stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri.”

Bisogna cambiare paradigma: da moneta a debito e riserva di valore (che sia accumula) a moneta come mezzo di scambio, ossia mera unità di misura del valore dei beni e servizi scambiati dalla comunità. Tale moneta non è perciò accumulabile (i soldi non possono fare più soldi senza passare per la produzione di ciò di cui veramente necessita la comunità) né ri-convertibile in moneta legale (gli euro).

Ci serve quindi una moneta, ossia un mezzo di scambio, che sia libera dal debito (su cui non vengono gravati interessi bancari) e che circoli rimanendo nella comunità locale, in modo da riattivare il commercio, far lavorare i disoccupati, i ristoratori e gli artigiani del luogo.

La moneta locale parallela (complementare all’euro) è una evoluzione del concetto di banca del tempo, in cui gli aderenti si scambiano i propri servizi all’interno di una comunità, e di mutuo credito o baratto amministrativo. La moneta locale va ben oltre il baratto amministrativo, che non può essere usato come mezzo di scambio, e la suppur utilissima moneta dei circuiti commerciali privati (https://www.ilparagone.it/interventi/creare-liquidita-con-la-moneta-complementare-due-esempi-sardex-e-wir/).

In pratica, pensiamo ad un comune che mette dei buoni da spendere in un circuito locale; questi buoni li regala ai cittadini in difficoltà economica, ai commercianti che stanno chiudendo bottega, alle partite iva ed agli artigiani in crisi di liquidità. Questi buoni non sono convertibili in euro, ma sono spendibili, come fossero dei buoni pasto, presso i negozi e le attività produttive locali. L’ente pubblico li accetta per il pagamento (parziale) delle imposte locali. Sono dei buoni scambiabili come moneta (ossia mezzo di scambio, di pagamento) tra privati, tra imprese locali, tra commercianti, ecc., che hanno dimostrato di circolare 5-10 volte più velocemente della moneta legale (forte effetto moltiplicatore dell’economia), sia nella storia più lontana (1817 nell’isola di Guernsey, poi dopo la crisi del 1929, abbiamo diversi esempi in tal senso) sia dei giorni nostri (Brixton pound a Londra, Chiemgauer in Germania, Voralberg in Austria, dove si possono pagare anche le tasse locali, Berkshires in Massachusetts, USA).

La moneta locale contribuisce a rafforzare la coesione sociale di una comunità, in quanto è basata su un modello di collaborazione tra i vari attori economici locali, favorendo progetti condivisi e coincidenza di intenti all’interno della comunità stessa. Si raggiunge questo obiettivo quando si attivare un circuito economico tra i soggetti di una comunità e il Comune stesso, in modo che gli scambi avvengano localmente, all’interno del territorio.

La moneta locale comunale ha l’obiettivo di mantenere la ricchezza localmente ed annulla i tempi di pagamento, che a causa della crisi economica indotta dai lockdown si sono ulteriormente dilatati, favorendo la continuità operativa degli imprenditori aderenti. Uno dei punti di chiave è che non si devono aspettare più i tempi di incasso del bene o servizio erogato: si ha subito a disposizione la moneta locale da spendere nel circuito.

La circolazione della moneta complementare locale permette:

1)      di rivitalizzare l’economia locale, creando nuove opportunità di guadagno per chi ha beni e servizi da offrire;

2)      di sostenere le fasce di cittadini che sono in difficolta economica;

3)      di fungere da finanziamento a condizioni vantaggiose per chi ha bisogno di liquidità;

4)      di controllare l’utilizzo della moneta stessa, dove e come viene spesa;

5)      di contrastare la criminalità e in particolare l’usura, rafforzando  la coesione sociale e l’identità stessa della comunità.

Come scriveva Stefano Rodotà, la moneta locale complementare diventa un “bene comune” essa stessa, in quanto il suo valore viene dato dalla comunità che ne fa uso per scambiare beni e servizi. La moneta locale è sostenibile e solidale in quanto parte del concetto più ampio di economica circolare.