“È essenziale la selezione dei pazienti da sottoporre a vaccinazione, specialmente in quelli di età inferiore ai 40 anni”, è quel che dice il noto cardiologo Giuseppe Barbaro ed è un concetto già più volte espresso, ma che oggi riveste particolare importanza, e spieghiamo perché. Occorre partire dall’antefatto: Pfizer ha evidenziato un rischio maggiore di miocardite e pericardite dopo la vaccinazione contro il Covid-19 nei ragazzi tra i 12 e 17 anni. Avete letto bene, lo ammette candidamente, a oltre tre anni dall’avvio di una campagna vaccinale che definire controversa è un eufemismo. Dunque, non siamo più “complottisti”? L’ammissione è contenuta nel comunicato stampa vergato dal colosso di Big Pharma, in cui viene resa nota la modifica dell’accordo governativo statunitense per la fornitura di Comirnaty – il vaccino a mRna prescritto per i pazienti affetti dal Coronavirus – e lo riportiamo per intero: “Comirnaty mostra un aumento del rischio di miocardite (l’infiammazione del muscolo cardiaco) e di pericardite (l’infiammazione del rivestimento esterno del cuore), in particolare entro la prima settimana dopo la vaccinazione. Per il vaccino contro il Covid-19 a mRNA Comirnaty, questo rischio è stato osservato in maniera maggiore nei soggetti maschi di età compresa tra 12 e 17 anni“. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il consenso (non) informato
Ecco, dunque, che non può non emergere la rabbia, lo sdegno per il Vaso di pandora da cui sta uscendo di tutto, in merito alla vergognosa gestione dell’intera presunta emergenza sanitaria e della campagna vaccinale, e ora ce lo dicono gli stessi giganti di Big Pharma, evidentemente ben consci della propria impunità. “La revisione della scheda tecnica da parte di Pfizer dovrebbe essere considerata nella revisione del modulo di consenso”, afferma Giuseppe Barbaro, il quale è Responsabile del servizio di Cardiologia ed Ecocardiografia presso il Policlinico Umberto I di Roma, nonché autore di oltre duecento pubblicazioni scientifiche e di quattro libri sulle complicanze cardiovascolari della malattia da HIV. Il riferimento è a quel famoso “consenso informato” che non è mai stato rivisto, facendo sì che tale consenso, “oltre che libero, sia realmente informato dei rischi”. Adesso nessuno potrebbe più smentire quanto Barbaro e altri medici coraggiosi quali Stramezzi, Frajese, Bizzarri, Citro e pochi altri, vanno dicendo da tempo: in quella fascia di età, oggi indicata dalla stessa Pfizer, “vi è stato un incremento dell’incidenza delle mio-pericarditi di due o tre volte rispetto ai due anni precedenti”. Tale fenomeno, sostiene il cardiologo, “è associato al proporzionale incremento dei malori improvvisi”. Peraltro, nella scheda tecnica aggiornata, nota Giuseppe Barbaro nel suo colloquio con Il Giornale d’Italia, “viene anche indicata la mancanza di studi su pazienti immunocompromessi, nei pazienti con disturbi della coagulazione” e – questo è ancora più clamoroso – non viene neppure garantita la certezza di protezione nei confronti dell’infezione e della sua trasmissione, esattamente ciò su cui è stato basato l’obbligo vaccinale: “Il vaccino Comirnaty potrebbe non proteggere tutti i soggetti”, è infatti quel che si può leggere nella nuova scheda tecnica. Sicché torniamo al punto di partenza, ovvero ai soggetti di età inferiore ai 40 anni, “in cui la mortalità effettiva per infezione da SARS-COV-2 è inferiore all’1%”, considera il cardiologo, e dunque la vaccinazione sarebbe pressoché inutile, se non dannosa. (Continua a leggere dopo la foto)
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La “propaganda” di Bertolaso
C’è una seconda notizia delle ultime ore che Giuseppe Barbaro commenta durante l’intervista e riguarda le dichiarazioni di Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile e oggi assessore al welfare nella Regione Lombardia, il quale ha ancora il coraggio di scagliarsi contro i “No-vax” sul tema delle reazioni avverse: “Soltanto 96 richieste di indennizzo per effetti avversi su 9 milioni di vaccinati in Lombardia, demolite le loro teorie”, ha detto. In realtà, puntualizza il noto cardiologo, il sistema di farmacovigilanza passiva sottostima ampiamente gli eventi avversi, d’altronde la correlazione con la vaccinazione viene considerata solo se l’evento avverso si manifesta entro 14 giorni dalla somministrazione. “Si tratta di criteri che non hanno alcuna base né scientifica né epidemiologica o statistica – ancora nelle parole di Giuseppe Barbaro – e, come tali, sono di puro supporto alla propaganda scientistico-dogmatica sostenuta negli ultimi due anni”.
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