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“Così Amazon ha diffuso i dati dei propri clienti”: la multinazionale, nella bufera, confessa

Pubblicato il 19/07/2022 09:27

Alla fine, dopo tante polemiche, accuse e speculazioni, è arrivata l’ammissione pubblica. Amazon, il colosso del commercio elettronico statunitense, ha confessato di aver fornito alla polizia alcune registrazioni catturate negli anni attraverso lo spioncino Ring, videocitofono che permette di monitorare quello che accade all’interno della propria abitazione. Il tutto senza che le autorità abbiano mai dovuto presentare alcun tipo di mandato. La privacy dei clienti, dunque, è stata violata in maniera sistematica.

Difficile ricostruire in quante occasioni si sia verificata la trasmissione di dati e conversazioni private alle autorità. Soltanto nel 2022, i casi accertati sono stati almeno undici, come emerso in queste ore. Un caso che ha puntato nuovamente i riflettori sul problema della deontologia digitale e dei rischi ai quali si va incontro in un mondo sempre più legato alla presenza ossessiva dei prodotti tecnologici delle multinazionali all’interno delle nostre case. La vicenda è emersa il 15 luglio, quando il senatore americano Edward Markey ha diffuso i contenuti di una lettera ricevuta da Amazon.

Nel testo, l’azienda ammetteva che 2.161 agenzie di polizia sono attualmente iscritte al suo programma di Servizio Pubblico di Sicurezza di Vicinato, un presupposto che, stando all’opinione espressa da un ingegnere informatico di Amazon nel 2020, “semplicemente non è compatibile con una società libera”. Da tempo i Ring di Amazon erano ritenuti una preziosa risorsa per le forze dell’ordine, ma finora l’azienda aveva sempre sostenuto di difendere a spada tratta la privacy dei propri clienti, pronta a cedere soltanto in casi di “estrema urgenza”. Una posizione smentita dai fatti.

L’approccio di Amazon alla questione della sicurezza si estende a ogni nazione dove sono diffusi i prodotti dell’azienda, Italia compresa. Il rischio, insomma, è che finché non si interverrà con delle norme chiare, sarà a discrezione della multinazionale la possibilità di divulgare dati privati dei clienti che hanno installato strumenti come Ring all’interno delle proprie mura domestiche. Nessun vuol mettere in dubbio l’utilità di certi strumenti per accertare casi di violenza o maltrattamenti, per esempio. Ma la facilità con cui le nostre vite vengono spiate e rese pubbliche solleva ancora tanti, inquietanti interrogativi.

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