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Banchieri italiani, gli stipendi sono record: ecco quanto guadagnano. Cifre mostruose

Pubblicato il 29/04/2022 12:56

L’Italia è il paradiso dei banchieri. Da noi, infatti, è una professione molto redditizia, soprattutto se messa in rapporto con quella dei dipendenti – comuni mortali – di qualsiasi banca. Gli ultimi numeri del 2021 sugli stipendi degli amministratori delegati delle più grandi banche del nostro Paese sono lì a dimostrarlo. Come ricostruisce Carlotta Scozzari su Repubblica, “l’anno scorso, infatti, gli ad di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper, Mps e Mediobanca hanno percepito complessivamente oltre 19 milioni di euro, in media 3,17 milioni a testa, vale a dire 54 volte gli stipendi dei dipendenti dei gruppi bancari dove lavorano (in media 58.700 lordi annui). In realtà, le remunerazioni dei banchieri variano molto dall’una all’altra”. Curiosi di sapere quanto prendono? (Continua a leggere dopo la foto)

“Si passa dai 6,7 milioni ricevuti dall’ad di Unicredit, Andrea Orcel, ridotti rispetto ai 7,5 milioni annui previsti per via dell’insediamento del manager nell’aprile del 2021, fino ai quasi 483mila euro percepiti dall’ormai ex numero uno di Monte dei Paschi di Siena, Guido Bastianini. In mezzo, ci sono i quasi 4,2 milioni ricevuti dal ceo di Intesa, Carlo Messina, i 4,17 milioni del capo di Mediobanca, Alberto Nagel, così come i 2,33 milioni di Giuseppe Castagna, ad del Banco Bpm, e i quasi 1,2 milioni di Piero Montani, che, come Orcel in Unicredit, è arrivato al vertice di Bper ad aprile dell’anno scorso”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ma in Italia per i banchieri arrivare a concludere il proprio mandato può diventare un’impresa ardua. Non c’è problema, ci si consola facilmente con i superstipendi. “Alla base dell’accelerazione nell’avvicendamento ai vertici ci sono, oltre agli scandali che possono presentarsi in maniera piuttosto casuale (sebbene su alcuni temi si registri oggi una maggiore sensibilità), le situazioni di crisi, talvolta amplificate dalla pandemia, così come le tensioni di varia natura con gli azionisti e le fusioni e acquisizioni, che tendono a ridurre gli spazi e le poltrone disponibili”. (Continua a leggere dopo la foto)

In Italia, prendendo in esame le maggiori banche quotate in Borsa (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper, Credem, Popolare di Sondrio, Mps e Carige) e senza contare gli ad “saltati” per acquisizioni e/o fusioni, in quasi la metà dei casi, ossia tre su otto, i timonieri sono al comando da meno di due anni. Si salirebbe a quattro istituti su otto, la metà, se si considerasse anche Carige, dove Francesco Guido si è insediato come ad all’inizio di febbraio del 2020, “uscendo” di poco dal periodo di riferimento. Addirittura, poi, in Banca Montepaschi, negli ultimi due anni si sono avvicendati tre “capitani”: Marco Morelli, Bastianini e Lovaglio. Chi invece “regna” indisturbato e incontrastato dal 2013 ai vertici della più grande banca italiana, Intesa Sanpaolo, è Carlo Messina.

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