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Ecco come la Francia si “papperà” le banche italiane: la strategia è già in atto

Pubblicato il 05/02/2020 12:30

La Francia si papperà in un sol boccone alcune banche italiane. Come? Tutti gli indizi portano a Crédit Agricole, che è già arrivata in soccorso delle casse di risparmio di Rimini, Cesena e San Miniato, e oggi opera nel nostro Paese attraverso la spa Credit Agricole Italia, controllata al 75,6% (e guidata da) Giampiero Malou, cui fanno capo anche Cariparma, Friuladria e Carispezia. Come spiega Camilla Conti su La Verità, “l’Italia rappresenta già il secondo mercato dopo la Francia, ma il presidio potrebbe rafforzarsi ulteriormente. Il primo indizio ci porta in Liguria: Cassa centrale Banca, la Holding delle banche di credito cooperativo che gravitano nel Nordest e in Trentino, ha partecipato al salvataggio di Carige tramite un importante aumento di capitale, assieme al fondo interbancario e allo schema volontario, oltre agli azionisti dell’istituto genovese”.

Scrive ancora Conti: “Nelle prossime settimane Ccb si aspetta di ricevere dalla Bce l’esito del cosiddetto Aqr, asset quality review, che tradotto in italiano significa esame degli attivi. Da dentro la banca non si esclude che Francoforte possa richiedere un seppur limitato rafforzamento di patrimonio. Se poi si scoprisse, sul fronte di Carige, che serve un nuovo aumento dì capitale, è difficile che la liquidità arrivi dalle piccole Bcc raggruppate nella Cassa. A versare un obolo nella holding trentina potrebbero essere però (così prevede la riforma Renzi) solo player stranieri come Crédit Agricole, in manovra a quel punto attraverso la casa madre di Montrouge”.

In pratica, la banca genovese sarebbe da considerare non tanto un cavallo da rilanciare, ma un tunnel d’accesso per la Francia alla creazione del terzo polo del credito, oltre a quello ai Intesa e di Unicredit, che potrebbe unire le reduci di quel mondo Popolare ancora rimasto in piedi come il BancoBpm e Ubi, magari annettendo qualche altro satellite come Mps o la stessa Carige anche con l’aiuto di un danaroso compagno di viaggio straniero. Fantafinanza? Si chiede Camilla Conti. Pare proprio di no. C’è infatti un secondo indizio: “Per il salvataggio della Pop Bari, ha scritto lunedì Il Sole 24 Ore, ci sarebbe allo studio anche un ‘piano B’ che prevede di affiancare all’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) una banca privata che svolga il ruolo di anchor investor di minoranza in vista di una futura aggregazione. Ruolo che molti ritengono possa essere svolto proprio da Crédit Agricole…”.

Non solo. Negli ultimi mesi i francesi sono spuntati spesso come possibili cavalieri bianchi su altri dossier, nelle filiali del Creval, ad esempio, i dipendenti sono sempre più convinti che la loro banca finirà prima o poi nella rete dei francesi che dell’istituto sono già azionisti con una quota del 5% oltreché partner bancassicurativi. “Da Parigi hanno sempre smentito ma il vento potrebbe essere cambiato. E la pista dell’Agricole è spuntata in passato anche, più a Sud, per il futuro del Monte dei Paschi che proprio in questi giorni sembra arrivato a una svolta importante”.

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