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Violenza nel sottopasso e quel minimo di sicurezza che i Comuni non danno

Pubblicato il 30/09/2024 09:29

L’altra sera ero alla trasmissione di Paolo Del Debbio su Rete4 e si discuteva, tra le altre cose, della violenza compiuta da uno straniero nei confronti di una donna, la quale con grande forza ha accettato di intervenire in diretta al telefono e riportarci al dramma vissuto. È stato un racconto crudo, difficile perché ogni domanda poteva apparire inopportuna.


Abbiamo ascoltato quelle parole non solo con il rispetto solidale nei confronti della donna ma con la consapevolezza che nessuna idea di violenza possa rendere come la violenza stessa: eravamo consci che parlandone lei stava rivendo quel trauma la cui pesantezza sarebbe stata per noi differente. Ognuno di noi avrà pensato che poteva capitare anche a noi o ad uno dei nostri cari; e così quelle parole di dura testimonianza si sono fatte più spesse. Quella donna ci ha sbattuto in faccia il dramma della violenza, la solitudine della violenza, il degrado sociale che ne fa da contorno.


Al termine della testimonianza un bravo giornalista della squadra di “4 di Sera” ci ha portati dentro il sottopasso dell’orrore, ha acceso la telecamera in quello spazio presso Porta Pia, non lontano dal Policlinico, da via Veneto e nemmeno dalla stazione Termini dove, tra l’altro, la vittima era diretta per prendere un autobus che la riportasse a casa.


Il giornalista ha mostrato lo schifo, il degrado, l’abbandono, la discarica legalizzata che diventa porto franco di disperati, balordi, gente senza più umanità. Una cosa indecente! Purtroppo non isolata: ci sono altri sottopassi ridotti a pattumiera così come ci sono aree della città – tanto in centro quanto in periferia – immondezzaio impunito.


In quella discarica reale si aggiungono poi parole scartate come caramelle balsamiche e gettate al vento degli impegni: faremo, ci impegneremo, ci adopereremo e bla bla vari. Sempre declinati al futuro. Un’ottima via per non fare oggi quel che i cittadini chiedevano ieri: pulizia, sicurezza. A maggior ragione dopo quel che è successo. Così, mentre il giornalista ci accompagnava nel sottopasso dell’orrore stimolando il dibattito in studio, mi sono permesso di far notare che pochi giorni dopo quella violenza, il sindaco Gualtieri non ha portato a termine l’unica cosa che avrebbe potuto e dovuto fare: ordinare la pulizia del luogo e chiuderlo. Tirar su un muro per evitare l’ingresso e l’utilizzo di un qualcosa che tanto la gente per bene non utilizza da tempo perché impraticabile. Per compiere questa azione non c’è bisogno né di grandi investimenti né di altro: sarebbe soltanto un provvedimento di buon senso, il minimo che ci si aspetta dopo un grave accadimento. Perché, dunque, quel giornalista e il suo operatore hanno potuto rimettere piede lì? Perché quel sottopasso non è stato sbarrato previa pulizia? Farlo mi sembrava il primo gesto di vera solidarietà verso la vittima di quello stupro. Eppure….