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“Un tesoro nascosto!” Terre rare, ecco dove si trovano in Italia e cosa significa estrarle

Pubblicato il 08/09/2023 21:02 - Aggiornato il 13/09/2023 23:19

di Fabio Montorro e Raffaella Spezia – Si potrebbe cominciare col dire che le terre rare, non sono più tanto rare, dal momento che si trovano in abbondanza in Cina, che ne detiene il “quasi monopolio” (circa un terzo delle riserve mondiali), negli Stati Uniti, in Vietnam, India, Brasile, Russia e Australia, e in Svezia, dove recentemente è stato scoperto un grande e ricco giacimento, che potrebbe rendere autonoma l’Europa rispetto all’importazione (97% dalla Cina) dei microchip e di altri materie. L’aggettivo “rare”, non riguarda, quindi, la loro fantomatica scarsa diffusione sul pianeta, piuttosto la loro difficile identificazione, nonché la complessità del loro processo di estrazione e lavorazione del minerale puro, ed anche la difficoltà di trovarle in alte concentrazioni all’interno dello stesso giacimento.
Le terre rare non sono neanche rare negli oggetti della nostra quotidianità, dagli smartphone, ai touchscreen, ai computer, batterie e luci a led, televisori e hard-disk, magneti, apparecchiature elettromedicali, nonché fibre ottiche e laser, e sono richiestissime per le nuove tecnologie “green”, dai pannelli fotovoltaici, alle pale eoliche, fino alle tanto discusse auto elettriche.

L’estrazione delle terre rare
La tecnica più diffusa per l’estrarre e isolare le terre rare, è quella idromettallurgica, che si divide in tre fasi: dissoluzione (estrazione delle rocce tramite acidi), separazione (isolamento delle differenti terre rare per formare soluzioni concentrate), e generazione (ottenimento del concentrato finale di ciascuna terra rara).
Oltre ai costi ambientali, l’industria delle terre rare si porta dietro anche altri tipi di ombre, legate ai costi sociali: la questione del lavoro minorile e dello sfruttamento della manodopera a basso costo.

Impatto ambientale
Per estrarle e lavorarle si aumentano l’inquinamento e lo sfruttamento del suolo, attraverso un processo che potrebbe produrre un grave impatto ambientale. Per separarle dagli altri minerali vanno disciolte a più riprese in acidi, per poi essere filtrate e ripulite. Questa lavorazione emette prodotti tossici e anche radioattivi: il torio è un elemento radioattivo che viene rilasciato durante l’estrazione e può avere effetti molto dannosi per l’ambiente.
Esiste quindi il rischio concreto di contaminazione del suolo e dell’acqua; il processo che consta di lavorazione, raffinazione e purificazione, produce scarti tossici enormi: si calcolano circa 2.000 tonnellate di rifiuti altamente inquinanti per ogni tonnellata di terre rare lavorate.

Dove si trovano in Italia
Il Governo Italiano ha intrapreso la gara per le terre rare, censendo quelli che potrebbero essere potenziali giacimenti su territorio italiano, nell’ambito dell’obiettivo perseguito dalla UE di rendersi autonomi nell’estrazione e produzione di terre rare, rispetto e Russia e Cina.

Nuove Miniere In Piemonte e in Liguria
Altamin, multinazionale mineraria australiana presente in Italia da tempo attraverso le sue controllate, Strategic Minerals Italia Srl ed Energia Minerals Srl, sta cercando di sondare vecchie miniere in Piemonte per il Progetto Punta Corna. Si spera di trovare principalmente cobalto, ma non vi è certezza che la quantità sia sufficiente per avviare un giacimento (tra l’altro la maggior parte della produzione mondiale avviene nella Repubblica Democratica del Congo dove le condizioni di lavoro critiche spesso sono equiparate alla schiavitù). Fin dal ‘700 era nota la presenza di cobalto nella zona delle valli di Lanzo (Torino): per secoli è stato usato come colorante blu nell’industria della ceramica, ma poi è caduto in disuso. Il cobalto però è tornato in uso come componente per le batterie di una serie di dispositivi digitali. Anche per questo giacimento l’interrogativo è se gli scavi siano compatibili con la protezione della natura, con l’economia della montagna e con l’ecositema.
In Piemonte la Altamin ha progetti di estrazione di rame, cobalto e manganese dal Monte Bianco e dal Corchia, tuttavia anche in questo ambito è ancora da valutare la capacità estrattiva rispetto alla domanda di questi minerali.
In Liguria Altamin sta cercando diversi minerali in una vasta area che interseca i territori di diversi comuni: l’azienda sta effettuando una valutazione storica delle vecchie miniere, piuttosto che avviare nuovi piani di scavo, e utilizzerà sondaggi elettromagnetici per identificare le risorse sotterranee. Il giacimento di titanio considerato uno dei più grandi del pianeta, che si trova a Pianpaludo, località nell’entroterra della provincia di Savona, potrebbe restare al di fuori della portata di tali attività, dal momento che si trova all’interno del Parco Naturale del Beigua, dove le estrazioni minerarie sono vietate per legge. L’impatto ambientale dell’estrazione in questa zona ad alto tasso di biodiversità, sarebbe indubbiamente alto. Test di ricerca erano stati autorizzati dalla Regione Liguria nel 2021, ma il Tar ha successivamente bloccato questi sondaggi. Il titanio oggi è prodotto da Russia, Cina e India.

Il Litio nel Lazio
Vulcan Energy lavorerà insieme ad Altamin per cercare un giacimento di litio nel Lazio, utilizzando un pozzo già scoperto da Enel nel 1974. La zona vulcanica del Lazio, dal Lago di Bracciano fino alla Campania, ai Campi Flegrei, sono interessate per la produzione di energie elettrica geotermica, ma in questo caso si punta alla ricerca di acque salate calde contenenti il litio, con concentrazioni fino a 500 mg per litro di soluzione. Il litio è uno dei componenti fondamentali nella produzione di batterie per auto elettriche e la domanda di questo minerale è destinata a quintuplicarsi entro il 2030. Ad oggi la sua produzione è concentrata in Australia, Cile e Cina.

Gli obiettivi della UE
Sarà un nuovo Regolamento UE sulle materie critiche (tra cui le Terre Rare) in lavorazione entro l’anno in corsoagiocareunfattoredeterminanteperlapossibilitàdisfruttarenuovezoneestrattive. LaCommissione Europea ha avviato un’azione per garantire nuove catene di approvvigionamento sicure e sostenibili: ma quanto è davvero concreta la possibilità di riavviare un’industria estrattiva economicamente remunerativa e sostenibile per l’ambiente?
L’obiettivo del Governo Italiano, tramite l’istituzione del “Tavolo Tecnico delle materie prime critiche” coordinato dal ministero delle Imprese e da quello dell’Ambiente, è quello di recuperare queste risorse per affrancare l’Italia dalla dipendenza di colossi come la Cina, nella rincorsa alla transizione ecologica, senza contare che la Cina sta pagando caro il suo primato nella produzione industriale, con il suo primo posto per le emissioni di gas serra, il 10% delle terre coltivabili contaminate da metalli pesanti e l’80% dei pozzi sotterranei non adatti al consumo.

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