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Ucraina, vince la Brexit e perde l’Europa. Ecco come Londra si è guadagnata un ruolo centrale

Pubblicato il 28/03/2022 09:09

Nel giugno 2016, quando il Regno Unito si preparava a votare a favore o contro la permanenza nell’Ue, i giornali italiani titolavano sicuri: “Vincerà la volontà di rimanere in Europa”. Smentiti, puntualmente, dai risultati. A quel punto si lanciarono in una serie di nefaste profezie, sostenendo che a causa della Brexit si sarebbero susseguite una serie di sciagure degne delle piaghe d’Egitto. A distanza di qualche anno, invece, i fatti hanno dato ragione a Boris Johnson e ai suoi sostenitori: prima gli Uk hanno abolito per primi le restrizioni anti-Covid, permettendo ai cittadini di tornare a una vita normale e rilanciando l’economia. Poi, si sono ritagliati un ruolo chiave nel conflitto tra Russia e Ucraina.

Mentre l’Europa continua a muoversi a tastoni, senza una strategia realmente condivisa e con i vari leader impegnati ad alternare, a turno, annunci e smentite, Londra è diventata la più grande sostenitrice della causa ucraina. Non solo: come spiegato da Daniele Capezzone sulle pagine della Verità, Johnson ha anche rilanciato la Jef (Joint expeditionary force, la cosiddetta Nato del Nord) con la Gran Bretagna nel ruolo di guida al fianco dei Paesi scandinavi e baltici, oltre a Olanda e Islanda. Una mossa che ha l’obiettivo di manifestare vicinanza a Kiev e rilanciare il protagonismo britannico.

Che la lontananza da Bruxelles abbia giovato a Londra lo si è visto anche nel discorso di Johnson, pronunciato poco dopo l’attacco laciato da Mosca. Senza impacci e senza troppi giri di parole, il premier britannico si è rivolto agli ucraini e ha parlato del popolo russo con grande rispetto, rimarcando una netta distinzione tra i cittadini e chi li guida, quel Vladimir Putin additato come responsabile principale dell’esplosione del conflitto. Un passaggio scontato? Non proprio, a giudicare da come si comportavano, nel frattempo, gli altri leader europei.

L’Inghilterra ha potuto agire fin dall’inizio in piena autonomia, schierandosi in maniera netta e lanciando segnali decisi a Mosca. Senza dover passare da infinite quanto inutili riunioni tra Capi di Stato e da mediazioni continue. Potendo scegliere da sola le armi da schierare contro Putin. Il tutto mentre l’Ue, invece, si limita a qualche blanda sanzione che pare pensata per colpire più l’Italia, ancora una volta abbandonata al suo destino, che la Russia.

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