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“Uccisi dalla vigile attesa”. Ecco lo studio che inchioda il governo alle sue colpe

Pubblicato il 06/08/2022 19:06

Le terapie domiciliari tempestive per il Covid-19 avrebbero potuto salvare molte vite più che dimezzando la mortalità, riducendo fino a dieci volte i ricoveri ospedalieri. A dirlo è uno studio italiano appena pubblicato sulla rivista internazionale Journal of pharmacy and pharmacology research. La ricerca ha messo a confronto le linee guida del governo con la libertà di cure, confermando che la strategia del nostro caro ministero della Salute è stata del tutto fallimentare. La lotta al Sars-Cov2 puntata esclusivamente su paracetamolo e vigile attesa fino (e oltre) all’arrivo del vaccino, ostacolando le cure domiciliari, non solo ha peggiorato (di molto) i risultati clinici, ma è in evidente conflitto con la deontologia e il principio della medicina basata sull’evidenza scientifica.
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Come riportato oggi da La Verità, gli autori dello studio, coordinati da Paolo Bellavite, appartengono ai due principali gruppi italiani che hanno lavorato nel campo delle terapie domiciliari precoci e mettono in fila «gli errori più evidenti», di una «gestione inefficiente della pandemia» del ministero guidato da Roberto Speranza. Lo stesso ministro avrebbe reso «l’Italia tra i Paesi con il maggior numero di ricoveri e decessi per Covid-19». Le linee guida, praticamente inalterate da febbraio 2020, «che dissuadano i medici dall’adozione di terapie domiciliari precoci guidate dalla scienza e dalla coscienza, utilizzando i farmaci ritenuti più appropriati per ciascun paziente», scrivono gli autori, tradiscono il codice etico (art 13) e la legge (94/1998) con delle conseguenze tutt’altro che trascurabili. La «vigile attesa e i soli farmaci sintomatici, in particolare il paracetamolo», con la sanzione per «i medici che non hanno rispettato le raccomandazioni ufficiali», potrebbe essere stata responsabile, in particolare nei primi mesi del 2020, di eccessivi ricoveri e dell’altissimo tasso di letalità (13,7%). Ora il valore medio in Italia è intorno all’1%, ma in Spagna e Grecia è «dello 0,86%, Belgio 0,76%, Germania 0,53%, Francia 0,50%».
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Ma che cosa si sarebbe potuto fare per evitare questo scempio? Semplicemente applicare le regole base della medicina: fare autopsie, per esempio, per capire l’eziopatogenesi della malattia (ma sono state bandite); non «lasciare i pazienti a casa senza cure, accettando il rischio che la malattia possa peggiorare» e provare, invece, altri farmaci, anche off-label. La componente infiammatoria del Covid, nota fin da subito, è stata ignorata dal ministero. Eppure, come vari studi, piccoli, ma importanti, hanno dimostrato, antinfiammatori, in particolare l’indometacina, antivirali e antiossidanti somministrati tempestivamente hanno praticamente azzerato i ricoveri e ridotto la durata dei sintomi rispetto ai pazienti che hanno atteso più di 72 ore prima di chiamare il medico.
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Paradossalmente (ma non è una sorpresa per chi ascolta il parere dei medici di Ippocrateorg fin dall’inizio) osservano gli autori, il paracetamolo, per i suoi effetti sul metabolismo, potrebbe facilitare il peggioramento del Covid. Insomma, le cure tempestive, come del resto è previsto anche per gli antivirali anti-Covid, «hanno ridotto l’incidenza del ricovero di circa 10 volte», ma il ministero ha preferito «affrontare la pandemia solo attraverso lo sviluppo di vaccini basati su tecnologie nuove e sperimentali» rifiutando «qualsiasi forma di dialogo con i medici che hanno prontamente curato a domicilio», con successo, «migliaia e migliaia di pazienti». Invece di arroccarsi su posizioni ascientifiche, «sarebbe stata necessaria una stretta collaborazione tra le varie componenti e istituzioni sanitarie per uno scambio completo di informazioni e collaborazione», cosa che gli autori si augurano, insieme a studi più ampi, per non affidarsi più solo alla vigile attesa e a Big Pharma.

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