Giustizia è fatta, una volta tanto. Con la speranza che il caso possa fare scuola e dare giustizia anche alle altre tante vittime a cui è toccata la stessa sorte. C’è un nesso di causalità tra il vaccino Astrazeneca e la morte della docente 55enne Augusta Turiaco. In 59 pagine di relazione, i consulenti nominati dalla procura di Messina hanno dato ragione alla famiglia della vittima messinese cui era stata somministrata la prima dose di AstraZeneca e che era morta dopo una settimana di coma farmacologico al Policlinico di Messina. La tragedia si è consumata lo scorso 30 marzo, a inizio campagna vaccinale. (Continua a leggere dopo la foto)

Come riporta L’eco del Sud, “la famiglia sin da subito sostenne che Augusta era in perfetta salute sino all’11 marzo, giorno del vaccino”. Da qui il sospetto che quella morte fosse collegata al farmaco inoculatole. Dopo 9 mesi si apprende che un nesso c’è. Su una nota del legale che rappresenta i Turiaco, si legge infatti che: “Lo specialista in medicina legale, coadiuvato dagli specialisti in malattie infettive e in anatomia patologica, ha escluso la sussistenza di ulteriori cause patogenetiche o di disordini immunitari e/o infezioni e ha riscontrato gli ‘anticorpi antieparina PF4’ studiati e approfonditi dal prof. Andreas Greinacher e in altri studi in ambito europeo e americano”. (Continua a leggere dopo la foto)

I consulenti ritengono, senza ombra di dubbio, che il decesso della Turiaco “è in relazione eziologica con la somministrazione del vaccino AstraZeneca avvenuta in data 11 marzo 2021. I tecnici escludono profili di responsabilità colposa a carico dei sanitari intervenuti nella vicenda evidenziando che gli scarsi dati della coeva letteratura scientifica oltre l’assoluta incertezza normativa dell’epoca consentono di far ritenere esente da censure l’attività del personale medico e infermieristico”. Dunque, salvo il personale sanitario ma non il vaccino Astrazeneca. (Continua a leggere dopo la foto)

Nell’esposto venne descritto l’intero iter clinico della docente, dal giorno della somministrazione di Astrazeneca in poi. Dai primi forti mal di testa, alla scoperta di una trombosi in atto, al ricovero al reparto di neurochirurgia del Policlinico di Messina, i due interventi al cervello, il coma, sino alla morte cerebrale. Conclude l’articolo: “In caso di gravi danni riportati a seguito di inoculazione del vaccino, le case farmaceutiche che li producono sono garantite attraverso uno scudo penale da possibili richieste di risarcimento. Lo stesso Stato italiano, data la non obbligatorietà della somministrazione del farmaco anticovid (ma di fatto lo è con i limiti imposti ai non vaccinati) non prevede alcuna tutela in caso di danni. I cittadini sono infatti tenuti a firmare un consenso informato prima dell’inoculazione del farmaco”.
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