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“Troppo pochi per la farmacovigilanza”: l’ammissione dell’Aifa

Pubblicato il 09/12/2021 10:24

Si è discusso tanto, in questi mesi segnati dalla pandemia, dell’importanza della farmacovigilanza, termine con il quale si indica genericamente quell’insieme di operazioni che permettono di controllare l’impatto sui pazienti dei farmaci immessi sul mercato. Con particolare attenzione, ovviamente, ai possibili eventi avversi, nell’ottica di garantire che i rischi di ogni prodotto siano inferiori ai benefici. Un monitoraggio ancora più importante oggi, con i vaccini anti-Covid che continuano a sollevare dubbi sul fronte dell’efficacia e della sicurezza. E che però l’Aifa, per sua stessa ammissione, non riesce a portare avanti maniera pienamente efficiente.

Come raccontato da Camilla Conti alle pagine de La Verità, infatti, il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco Giorgio Palù è stato al centro nelle scorse ore di un’audizione in Senato davanti alla Commissione Affari Costituzionali, rispondendo alle domande che gli sono state rivolte circa il metodo di raccolta dei dati per la farmacovigilanza attiva, quella cioè non basata sulle segnalazioni autonome dei cittadini ma sul monitoraggio diretto di chi ha ricevuto la vaccinazione. Confermando carenze di personale che rendono difficile portare avanti le indagini.

"Troppo pochi per la farmacovigilanza": l'ammissione dell'Aifa

“C’è una carenza, lo dico anche da presidente del cda” ha spiegato Palù, come riportato da La Verità. Invocando poi una riforma dell’agenzia che permetta di adeguarla alle omologhe europee e internazionali, visto che “sulla farmacovigilanza attiva c’è ancora molto da fare. Israele, per esempio, fa una farmacovigilanza attiva su 9 milioni di abitanti perché il centro vaccinale contatta dopo 1-2 settimane i singoli vaccinati. Quindi è in grado di monitorarli, mentre noi no”.

Per riuscire a migliorare il sistema, secondo Palù bisognerebbe riversare il processo “sulle Regioni, che sono il braccio operativo della Sanità e che dovranno essere più coinvolte”. Il presidente Aifa ha poi evidenziato come la nostra agenzia del farmaco “ha un personale di 600 dipendenti”, contro gli oltre 1.000 al servizio delle omologhe straniere. Serve, dunque, un rafforzamento della struttura, a partire “dagli statistici e dagli informatici”, lì dove le carenze sono più marcate.

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